Le proposte per disinnescare l’ETS
BRUXELLES – Non c’è pace per i porti, specialmente quelli nazionali: alle prese, tra i cento problemi creati dalla crisi internazionale, anche dagli interventi della commissione UE che dovrebbe facilitare il trading e invece minaccia ricadute pesantissime come l’ETS specie sui porti del Mediterraneo.
Su queste colonne ne abbiamo parlato spesso, specie sui danni paventati per il grande porto di transhipment di Gioia Tauro. Oggi si legge sul notiziario “inforMare”, sempre molto attento, un’analisi sui contributi inviati nell’ambito della consultazione con gli stakeholder su questo tema lanciata dalla Commissione Europea e conclusasi il 18 settembre. Anche i porti di transhipment settentrionali dell’UE rischiano di perdere competitività rispetto agli hub di transhipment di nazioni vicine, probabilmente però in misura minore rispetto ai porti sudeuropei.
Quanto basta per renderli anch’essi attenti al problema.
Le proposte di emendamento alla direttiva volte a scongiurare questo rischio sono quasi tutte incentrate su due alternative: la prima – scrive ancora “inforMare” prevalente rispetto all’altra, prevede l’esclusione dalla definizione di “porti di scalo”, ovvero di quei porti dove le navi scaricano o caricano le merci, delle toccate di navi portacontainer in un porto di transhipment sia che questo sia situato in una nazione limitrofa all’UE o in una nazione UE.
La seconda proposta, anziché estendere ai porti europei di trasbordo le disposizioni previste per i porti di trasbordo extra-UE, prevede di estendere la lista di porti extraeuropei a cui applicare tali disposizioni, non limitandola ai porti di transhipment di Tanger Med e di Port Said.