MILANO – Nel periodo di maggiore emergenza della pandemia si è sperimentata una situazione paradossale.
Da un lato il lockdown ha costretto molti a vivere per lungo tempo isolati, con relazioni sociali limitate al più all’area familiare, svolgendo “a distanza” le attività lavorative e ricevendo a casa i beni – necessari e non – per la vita quotidiana (di qui, il boom dell’e-commerce e dell’home delivery).
Dall’altro lato, mai come in quei mesi si è riconosciuto il valore della solidarietà e l’importanza delle comunità e della qualità delle relazioni tra le persone che le abitano.
Tali temi si sono intrecciati alla questione della sostenibilità, quale prospettiva capace di orientare lo sviluppo di una comunità verso una migliore qualità di vita.
In questo progetto per la costruzione di “comunità sostenibili”, che si sostanzia in molte iniziative e programmi promossi a livello nazionale e locale – si pensi alle sharing cities o all’economia collaborativa – la logistica può avere un ruolo cruciale.
Ma come?
Che opportunità offre, al mondo della logistica, questo “nuovo bisogno di comunità”?
E i logistici sono pronti (e capaci) a raccogliere questa sfida, ad esempio per (ri)progettare città più vivibili e belle?
In che modo?
Con quali idee e soluzioni?
Di questo si parlerà il 19 settembre nel convegno-laboratorio annuale di SOS-LOGistica, realizzato con la collaborazione del Green Transition Hub della LIUC – Università Cattaneo e del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca.