Riforma dei porti, Tarlazzi e le Spa
C’è chi la vuole in un modo, chi in un altro: tutti però chiedono una riforma della riformano della riforma portuale, quella che nel ’94 aveva promesso tanto e sotto molti aspetti aveva avviato il sistema in chiave moderna. Adesso tiene banco il dibattito sulla trasformazione in Spa delle AdSP. Ma la Uil con il suo segretario generale Claudio Tarlazzi non è affatto favorevole. Ecco il suo intervento di questi giorni.
“Alzeremo barricate per proteggere natura pubblicistica degli enti portuali. Il Governo deve intervenire difendendo il modello della portualità italiana che ha confermato tutta la sua resilienza anche durante il periodo della pandemia grazie alla validità della legge 84/94.”
“La legge va mantenuta e aggiornata alla luce degli scenari e delle opportunità che abbiamo davanti, ma non deve essere scardinata.
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I presidenti delle Autorità Portuali che vorrebbero guidare società per azioni con modello corporate, vanno fermati perché questa logica non risponde assolutamente all’interesse dell’intero Paese.
Le Autorità di Sistema Portuale di regolarizzazione del mercato e di promozione dello sviluppo delle attività con equilibrio e secondo i principi della concorrenza regolata, non devono essere sacrificate in nome del profitto, elemento a cui sarebbero inevitabilmente legate se venisse meno la natura pubblicistica dell’ente.
Un’Autorità di Sistema di natura privatistica rischierebbe di subordinare il nostro Paese alle grandi alleanze mondiali dello shipping che a quel punto arriverebbero a comprare pezzi dei porti italiani e della logistica e controllerebbero i mari e anche la filiera terrestre, ancor più di quanto sta già accadendo. Non dobbiamo dimenticare che la spinta inflazionistica che incide sulla nostra economia non è estranea alla strategia dello shipping per mezzo del rincaro dei noli marittimi che incide sul costo del prodotto trasportato.
La Uiltrasporti su questo alzerà le barricate nell’interesse del sistema portuale italiano e per difendere l’occupazione e la qualità del lavoro che da tutto questo potrebbe subire una ricaduta negativa.”
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Di barricate proprio i porti non hanno bisogno, anzi: c’è bisogno di lavorare tutti insieme, con l’obiettivo di arrivare a una riforma che svincoli davvero chi opera nelle AdSP dagli infiniti trabocchetti di una burocrazia che tutti criticano ma che nessuno riesce a smontare. Alcune delle considerazioni della Uiltrasporti sono condivisibili, altre forse meno: come indicare la causa fondamentale delle nuove ventate inflazionistiche nell’aumento dei noli marittimi, mentre anch’essi sono semmai una conseguenza. È vero invece che il lavoro va difeso, ma non con barriere pubbliche sempre aggirabili, quanto con la comune volontà di aggiornarsi, specializzarsi e essere adeguati alle leggi di mercato. Le utopie, lo sappiamo bene, sono tramontate da tempo.
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