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La “talpona” sta già mordendo

LIVORNO – Sta “mordendo” il fondale della strettoia d’ingresso alla Darsena Toscana e al canale industriale: a 20 metri di profondità, la grande “talpa” meccanica è stata calata martedì sul fondo del pozzo lato Nord con una gru della ditta Bettarini, è stata poi posizionata in orizzontale e collegata agli “spintori”, ossia ai grandi pistoni idraulici che la faranno avanzare – secondo il piano operativo – di 10 o 12 metri al giorno. Dovrà scavare un tunnel di 234 metri (destinato poi ai tubi dell’ENI che oggi condizionano il fondale del canale). Sono previsti turni di 12 ore di lavoro al giorno, diretti da una centrale totalmente automatizzata in un vicino container. L’operazione è tra le più complesse mai affrontate su un porto italiano. Mano a mano che la grande fresa avanza vengono piazzati i “conci” che costituiranno poi il tunnel sottomarino vero e proprio. Ogni “concio” è lungo 2,50 metri: se ne prevede il piazzamento di 4 al giorno. Il controllo di tutte le operazioni avviene dal container della centrale operativa: a intervalli due specialisti scendono nel tunnel per aiutare il posizionamento dei “conci”. È un pò come scendere sott’acqua a venti metri di profondità – ha spiegato l’ingegner Enrico Pribaz che sovrintende per l’AdSP a tutte le operazioni – per cui occorre anche avere a disposizione una camera di decompressione e apparecchi di respirazione”. Siamo insomma all’altissima tecnologia, già sperimentata anni fa sempre nelle nostre aree quando fu fatto il tunnel di accesso a terra dei tubi del terminale Offshore OLT, sebbene con difficoltà molto minori.

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Se tutto andrà come previsto, entro la fine di novembre il microtunnel (che poi è tutt’altro che micro, n.d.r.) dovrebbe essere completato. Saranno necessarie rifiniture e alcuni interventi marginali, poi la “talpona” e tutto l’ambaradan che l’ha accompagnata verrà smantellato e trasferito ad un altro lavoro. E una volta trasferite le tubazioni e i cavi ENI, sarà come avere un porto nuovo, con fondali finalmente adeguati alle fullcontainers di oggi (16 metri, si dice non ufficialmente) e con l’allargamento della strettoia risocchiando qualche metri dal lato del Marzocco. Solo fino a pochi anni fa, il sogno di una notte di mezz’estate (per citare Shakespeare).

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La Tunnel Boring Machine (TBM), lunga in tutto 13,5 metri e pesante quasi 100 tonnellate, verrà guidata da remoto da un professionista spagnolo, Rafael Sanchez, uno dei pochi al mondo a poter vantare un’esperienza ultra ventennale nel settore. La macchina lavorerà ininterrottamente, con eventuali interruzioni solo per manutenzione e controlli.

“Nella prima settimana di dicembre dovremmo essere in grado di recuperare la macchina dal pozzo del Magnale” afferma il direttore dei lavori Matteo Baroni. “A quel punto – aggiunge – il tunnel verrà consegnato all’ENI che procederà all’inserimento delle nuove tubazioni e, successivamente, alla rimozione di quelle vecchie. A lavori terminati, il Canale avrà una sezione navigabile di 120 metri”.

Ci vorrà un anno e mezzo circa per avere il “nuovo” Canale allargato. 10 mesi per la posa in opera dei nuovi tubi, almeno tre mesi per la rimozione di quelli vecchi.

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Pubblicato il
13 Novembre 2021

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