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It’s long way to Tipperary

Nella foto: Le barche del Mediceo di Livorno.

Dal web ci segnala la lunga attesa del “marina” livornese un socio della LNI:

Ho quasi settant’anni e da quando ero ancora un giovane pimpante sono in attesa di una soluzione definitiva e accettabile per le imbarcazioni da diporto che oggi sono costantemente sotto minaccia di sfratto nel porto Mediceo di Livorno. Secondo gli “accordi di Roma” che hanno passato il cantiere navale Orlando al gruppo Azimut- Benetti, il Mediceo doveva ospitare già da una decina d’anni un moderno “marina”, con posti riservati prioritariamente (e a costi preferenziali) alle nostre barche, ma anche con servizi ai grandi yacht che avrebbero creato decine di posti di lavoro e flussi turistici. Ad oggi non solo non se n’è fatto di niente ma la stessa AdSP, che doveva formalizzare la concessione dell’area, continua a menare il can per l’aia alla ricerca di un compromesso che non si capisce bene come possa nascere: perché una delle priorità avrebbe dovuto essere il famoso approdo della Bellana, progettato già dai tempi dell’illuminata gestione della Compagnia Portuali (con Italo Piccini e Bruno Fontanelli) e mai realizzato perché il PSI di allora (Magonzi & C.) lo definirono porto per ricchi. Morale: nell’ex Cantiere stanno sorgendo residenze, aree commerciali e resort tutti dedicati al futuro “marina”, che rimane però un Ufo. E il Comune zitto.

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Non può ignorare che il nostro giornale ha affrontato spesso questo tema, anche ultimamente con un’intervista al presidente dell’AdSP Luciano Guerrieri chiamato a dirimere il ginepraio da pochi mesi. Guerrieri però ha un compito difficile perché la Bellana continua ad essere un sogno e le centinaia di imbarcazioni nel Mediceo non si possono né cacciare senza soluzioni alternative, né affondare. Con tutta la buona volontà di non creare conflitti, il problema va affrontato in modo definitivo: alcune soluzioni erano state prospettate, altre suggerite, altre ancora all’esame. Ora bisogna tirare fuori le palle e decidere, ci sono centinaia di posti di lavoro in ballo sia per costruire le strutture del “marina” sia per utilizzarle. Invece siamo qui a cantare l’amara, nostalgica canzone dei soldati coloniali inglesi che andavano a morire sognando la lontana Tipperary.

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Pubblicato il
17 Luglio 2021
Ultima modifica
20 Luglio 2021 - ora: 16:18

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