Come rifare un galeone mediceo

Cristiano Bettini
Questa volta, come potete leggere, ci torniamo sopra con più spazio. Perché l’idea lanciata qualche numero fa su queste pagine dall’appassionato lettore… trova oggi un autorevole intervento dell’ammiraglio di squadra (a) Cristiano Bettini, specialista di costruzioni navali antiche e autore di tre ponderosi volumi sul tema. L’amico ammiraglio è oltre che specialista anche realista. E ci indica una strada che potrebbe essere concretamente praticabile, a patto di creare un’organizzazione tra istituzioni e privati. Ecco la nota dell’ammiraglio Bettini.
1 – L’idea della ricostruzione di un galeone mediceo sarebbe naturalmente buona, visto che la città aveva una sua forte presenza di galeoni già a fine XVI secolo: il “San Francesco”, sotto il Granduca Ferdinando I aveva già partecipato nel 1588, anche se forzatamente, all’impresa dell’Invencible Armada contro l’Inghilterra. Anche l’iconografia non manca.
Come avete scritto, serve un sostegno istituzionale (Comune, Provincia, Regione (?)) e di imprese marittime confluenti in una Fondazione, come avviene nelle numerose analoghe iniziative straniere.
Detto questo bisogna porsi il livello di ambizione: scafo navigante (il più complesso per la registrazione, come sai), galleggiante ormeggiato, [hidepost]
o modello museale (come la galea genovese del 1622 nel palazzo Ducale di quella città)? Attorno all’impresa (l’ormeggio proposto nel sito http://www.sites.google.com/view/galeonetoscano andrebbe bene) va ricostruita una scenografia con un percorso d’epoca all’interno della Fortezza Vecchia che se ben fatto, credo avrebbe un discreto ritorno economico, riuscendo ad attrarre turismo di varia natura (nazionale, straniero, terrestre e marittimo, più scuole ecc., non essendovene in Italia) che vede ancora la città (quasi) come mero luogo di transito.
Sarei in grado di svilupparne il progetto tecnico, dopo uno studio storico sulle forme caratteristiche, se vi fosse un concerto di volontà confluenti.
2 – Alcuni anni fa, quando ero a Roma, mi avevano cercato dal Comune per l’idea che avevo lanciato con un gruppo di appassionati storici, di ricostruire una Liburna navigante del I° secolo da ormeggiare ad una pontone galleggiante a 2/3 piani come ve ne sono disponibili (peraltro già trovato ad una cifra abbordabile); qui si trattava di organizzare l’ormeggio per portare fuori turisti con equipaggio in costume per una breve voga lungo il fiume; un piano del pontone sarebbe stato organizzato a ristorante dell’epoca, con un angolo gadgets, foto ecc.. Lì il ritorno era quasi assicurato: alcune iniziative, anche meno appariscenti e “caserecce”, di ricostruzione e guida presenti sulla via Appia (scuola gladiatori, teatro, ristorante e gadgets) sono prenotate già online con fatturati incredibili. Poi con la caduta del sindaco e l’arrivo dell’attuale giunta la cosa si disperse…e io nel frattempo ero tornato a Livorno.
Avevo per parte mia già tracciato le linee della Liburna di tipo mediterraneo ad un ordine di rematori, di medie dimensioni (24-28 m.) e fatto il piano dei legni, calcolato il costo approssimato con le ore di lavoro (con l’ausilio dell’ amico architetto Giorgetti dell’omonimo studio milanese, noto restauratore di vele d’epoca, che aveva seguito i lavori della galea genovese). Eravamo insomma già ad un buon punto e con le idee abbastanza chiare. Ecco un disegno artistico ma realistico della Liburna.
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