Ever Given e i riflessi mondiali

Michela Benenati
Michela Benenati, che opera in una nota agenzia marittima, ci ha inviato questa ponderata valutazione sulle conseguenze per la logistica mondiale del sinistro della Ever Given nel canale di Suez:
La ciliegina che fa traboccare il vaso di un anno difficile.
Questo uno dei primi pensieri: mossi da un’incredulità, mista a preoccupazione, per gli effetti sul trasporto marittimo ed in generale, in seno ai rapporti commerciali mondiali.
La ns. era è quella che viene spesso etichettata della “globalizzazione”.
È un dato di fatto che le ns. singole economie, vadano ad innestarsi in un fitto reticolato di rapporti commerciali, che creano una dipendenza economica molto forte e bisogni sempre più crescenti.
Da un anno a questa parte vari aspetti della vita economica mondiale, sono stati messi a dura prova, anche se facendo focus solo sul mercato internazionale, i trasporti marittimi si sono implementati, specie per quelle organizzazioni più solide, dove il controllo e la capacità di risposta in termini di strutture e mezzi erano fattivamente presenti su scala mondiale.
Le difficoltà pratiche si possono tradurre in un aumento di costi da sostenere e quindi da esigere, per chi desidera usufruire di un servizio.
Quello che spesso si tende a minimizzare come la classica legge della domanda e dell’offerta, ma che porta dietro di sé molteplici valutazioni.
Sempre in termini economici, il capitale muove tutto: anche il fatto che fette di mercato che, in passato avevano subito un crollo di rendimento economico, abbiamo subito un’impennata esponenziale (vedi in special modo il boom cinese).
Per gli addetti del settore, un anno così non ha memoria e va da aggiungere incredulità unita a difficoltà gestionali oggettive e senza precedenti.
Improvvisamente si assiste ad un comportamento economico nel quale, in nome di un garantismo di servizio, si è disposti a pagare l’impensabile per soddisfare una crescente domanda di ordini e movimentazioni internazionali.
Ever Given si colloca in un momento critico che, come appunto avevamo descritto, non ha precedenti.
E blocca una corsa smisurata e senza controllo, in un’area geografica focale: il canale di Suez.
Il 7,5% del traffico mercantile mondiale utilizza il canale come via di navigazione, risparmiando in termini economici (costo carburante, tempi di navigazione).
L’approvvigionamento dei containers che provengono in larga parte dal Middle e Far East ha un’importanza cruciale nel ciclo della filiera dei rapporti marittimi. A distanza di un mese da questo fatto, ancora è difficile tracciare un bilancio economico chiaro e definito. Di certo molti equilibri sono cambiati.
Da anni gli addetti ai lavori auspicavano uno “scossone” al mercato ed un più corretto equilibrio economico.
Sarà un bel compito uscirne… economicamente equilibrati e fortificati.
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Alla corretta analisi di Michela, possiamo solo aggiungere che un antico saggio proverbio cinese sosteneva come il battito delle ali di una farfalla possa provocare un cataclisma dall’altra parte del mondo. Suez ha dimostrato di essere una vena giugulare importantissima ma anche fragilissima, tanto da far incrementare di colpo sia le alternativa ferroviarie con i Far East, sia le proposte della famosa (per alcuni famigerata) rotta Artica. Lo “scossone” dunque è in atto.