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Si sblocca il bacino affondato e riparte la gara sulla gestione

L’Autorità portuale ha avuto l’approvazione per l’intervento di rigalleggiamento – Secondo la Benetti il bacino potrebbe tornare operativo il prossimo autunno

LIVORNO – A dieci mesi dal sinistro che ha affondato il bacino galleggiante Mediterraneo ed è costato la vita a un lavoratore, stanno per iniziare i lavori di rimessa in galleggiamento dell’apparato.
[hidepost]La conferma ufficiale è arrivata dal commissario dell’Authority portuale Giuliano Gallanti in commissione consiliare. Il magistrato inquirente, che ha sequestrato il bacino per l’inchiesta penale, ha accettato il progetto di rimessa in galleggiamento del bacino predisposto dai tecnici dell’Authority e del cantiere Benetti che effettuerà materialmente l’intervento. Il progetto, assai complesso, è stato anche visionato e approvato dal RINa. Secondo Vincenzo Poerio, AD di Benetti, il bacino potrà essere rimesso in galleggiamento entro la fine di maggio. Poi si procederà a rimuovere il relitto della nave oceanografica che ha causato l’affondamento e quindi, mentre l’inchiesta tecnica andrà avanti, si procederà alle riparazioni definitive nel quadro della gara di assegnazione della gestione dei bacini, che così potrà ripartire. Il bacino potrebbe tornare operativo già a settembre, anche se il termine è considerato da qualcuno ottimistico.

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Le operazioni di recupero del Mediterraneo sono importanti anche per la diretta connessione che hanno con la gara sulla gestione dei due bacini, a sua volta importante per i programmi delle riparazioni navali, dei vari dei giga-yachts del cantiere Benetti (ben tre oltre i 100 metri in costruzione) e per la definitiva rimessa in funzione della grande vasca in muratura. La gara, già da tempo pronta negli uffici della Port Authority, come noto è stata bloccata dall’incidente al Mediterraneo. Nel frattempo si sono portate al calor bianco le polemiche relative alla mancata accettazione della richiesta della Jobson spezzina di poter operare alla banchina 76 con due o tre navi (lavori interni), con la conseguente scelta alternativa di andare a Piombino: dove peraltro è già previsto un polo di riparazioni e di demolizioni navali con un forte intervento finanziario dello Stato.

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Pubblicato il
27 Aprile 2016

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