Civitavecchia, non c’è più l’abisso ma conti in ordine e traffici ok
Musolino: consuntivo molto positivo, bilancio rimesso in sesto

Pino Musolino
CIVITAVECCHIA. «È un bilancio consuntivo molto positivo». Quante volte stiamo ascoltando parole del genere un po’ a tutte le latitudini della portualità made in Italy: si incrociano la stagione dell’approvazione dei bilanci e una fase di nomine praticamente in blocco per i vertici di quasi tutte le Autorità di Sistema Portuale del nostro Paese. Non fa eccezione l’istituzione del Mar Tirreno Centro Settentrionale, che abbraccia gli scali laziali, ha il quartier generale a Civitavecchia ma tiene a presentarsi come “porti di Roma”. E questo già la dice lunga sull’inevitabile surplus di attenzione con cui il mondo politico della Capitale guarda a queste banchine.
Pino Musolino, l’ex presidente ora nei panni del commissario, ripete anche lui la litania. Ma qui le cose agli inizi si erano messe in salita forse più che altrove. Eccone il quadretto che ne fa lui: il quadriennio del mandato – dice Musolino – era cominciato per me «il giorno dopo che il comitato di gestione aveva bocciato il bilancio di previsione della precedente amministrazione». Non solo: si era «nel pieno della pandemia che aveva azzerato le crociere, senza certezze temporali sulla loro effettiva ripartenza» (e sappiamo quanto pesi la croceristica nel “menù” di Civitavecchia, primo porto italiano nel settore love boat). Di più: c’era «una procedura di dissesto finanziario che al contrario di quanto avviene per gli enti locali, per un ente pubblico non economico come l’Autorità di Sistema Portuale non era neppure codificata».
Secondo quanto riferito dall’ente portuale laziale, il comitato di gestione ha detto sì al rendiconto generale – che come risultato economico registra un utile netto di circa 10 milioni di euro e un avanzo di amministrazione di oltre 19 milioni – in virtù dei voti favorevoli di Musolino e di Sergio Cozzi (componente designato dalla Città Metropolitana di Roma Capitale) e con l’astensione di Emiliano Scotti (componente indicato dal Comune di Civitavecchia). A parte il segretario generale f.f. Maurizio Marini, nella nota ufficiale sono stati indicati come presenti alla seduta anche il direttore marittimo del Lazio Michele Castaldo (comandante della Capitaneria di Porto di Civitavecchia) più i vertici delle Capitanerie locali Silvestro Girgenti (Fiumicino) e Biagio Mauro Sciarra (Gaeta).
C’è la questione del Pnrr: era indispensabile – questo il senso delle parole di Musolino – «definire in meno di un anno tutta la progettualità», e oggi la «stiamo portando a termine». Il commissario ex presidente rivendica di aver messo nero su bianco «un bilancio strutturalmente in equilibrio», che ha fatto muovere gli ingranaggi di «360 milioni di euro di investimenti» e «risolto questioni amministrative rilevanti come il recupero e il rilancio dell’area ex Privilege, la questione Gtc, il contenimento della spesa del personale più volte richiesto dalla Corte dei Conti» (e tutto questo «senza tagliare servizi importanti e senza forme di macelleria sociale»).
Anzi, tiene a ribadire Musolino: sono cresciuti nuovamente i traffici. E qui il riferimento non è solo ai «record assoluti delle crociere», ma anche a «risultati importanti per le merci, leggendo i dati con il disaggregato del carbone, la cui movimentazione è crollata per scelte dello Stato sul futuro della produzione di energia elettrica a Torrevaldaliga Nord». Senza dimenticare che in mezzo, dopo il Covid, – si mette in rilievo – sono arrivate «guerre di ogni genere, fino all’ultima, quella di tipo commerciale sui dazi, i cui effetti saranno valutabili concretamente tra qualche mese».
Dunque, non è che le difficoltà siano sparite di punto in bianco: ma «nonostante tutto» – questa la conclusione di Musolino – «oggi abbiamo una situazione di bilancio e amministrativa certamente più stabile di quattro anni fa». Lo ripete allargando il ventaglio al «lavoro di squadra di tutti i dipendenti dell’Autorità di Sistema Portuale, al loro impegno e ai loro sacrifici», così come «alla voglia di rivalsa» di tutta la comunità che orbita attorno alla portualità.