Pomodoro, i dazi preoccupano: rischio contraffazione
Ma nel 2024 l’export è andato bene: 3 miliardi di euro (più 3,8%)
NAPOLI. Il pomodoro in conserva come simbolo di italianità: uno dei protagonisti della “giornata del Made in Italy”, con la diffusione nel mondo che ha seguito i flussi migratori dei nostri connazionali andati a cercare fortuna lontano dal nostro Paese. L’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (Anicav) coglie al balzo l’occasione per spiegare che l’export di questo prodotto è una delle bandiere della produzione agroalimentare italiana (e che le notizie dagli Usa preoccupano non poco).
Giovanni De Angelis, direttore generale dell’associazione di categoria, non nasconde i timori per l’effetto delle scelte di Trump sui dazi («hanno destabilizzato il mondo intero e anche il nostro comparto»): «Il mercato statunitense – afferma – è per noi strategico e in forte crescita. L’introduzione dei nuovi dazi, che porterebbero il prelievo doganale complessivo fino al 32,5%, rischia di compromettere questa posizione e di incoraggiare fenomeni di “italian sounding”, che proprio in America spopolano. Non possiamo più comprimere i margini: siamo già al limite. L’auspicio è che la sospensione di 90 giorni possa lasciare spazio a una trattativa prudente ma ferma da parte dell’Unione Europea».
Se sul futuro rischiano di addensarsi nubi, sul presente i dati dell’export di tutti i derivati del pomodoro hanno registrato una buona crescita sia in volumi che in valore: i primi sono cresciuti del 6,5%, il secondo è aumentati del 3,8% e ha raggiunto quota tre miliardi di euro. Complessivamente, è un flusso che riguarda oltre 2,2 miliardi di tonnellate di conserve, la maggior parte di esse – pari a oltre il 64% – è rappresentato da pelati, polpa e pomodorini. Quanto alla passata di pomodoro, è «regina dei consumi sul mercato interno, ma dal punto di vista dei mercati esteri si attesta attorno al 21%. Le destinazioni? L’Europa è «il nostro principale riferimento, oltre il 60% del valore delle esportazioni: in testa Germania, Regno Unito e Francia». Se guardiamo al di là dei confini dell’Europa, invece sono gli Stati Uniti il mercato più significativo: la loro quota raggiunge il 15%. «Il Giappone – viene sottolineato dall’associazione che raggruppa gli industriali del settore – resta un punto fermo: è il sesto mercato di destinazione a livello mondiale delle conserve rosse e il secondo dopo gli Usa se consideriamo solo i paesi extraeuropei».
Marco Serafini, presidente di Anicav, insiste su fatto che le nostre conserve di pomodoro «sono apprezzate in tutto il mondo per l’elevata qualità della materia prima coltivata dai nostri agricoltori». E aggiunge: «La paghiamo il prezzo più alto al mondo e la nostra industria la trasforma garantendo elevati livelli qualitativi e di sicurezza difficilmente replicabili dai nostri competitori».