Quelle nostre arterie da proteggere anche sott’acqua
ROMA – Quasi all’improvviso, il mondo si è accorto che la vulnerabilità di tanti paesi, Italia compresa, è anche e specialmente sotto il mare. Le nostre fondamentali arterie energetiche, la fitta e sempre più estesa rete dei cavi di trasmissione dei dati, i grandi elettrodotti in forte espansione specie attraverso il Mediterraneo, i giacimenti sottomarini di gas ed idrocarburi, ma anche di minerali preziosi: sono tutti elementi fondamentali per, l’estrazione, lo scambio di energia ma anche e specialmente di dati sensibili. Se anche una sola di queste reti venisse cancellata, torneremmo all’epoca dei lumi a petrolio e delle telefonate con i gettoni. Una catastrofe, ben chiara a tutti.
Con questa premessa si comprende come l’Italia stia velocemente accelerando la sua componente subacquea di difesa e di controllo non solo nelle proprie acque sopra e sotto la superficie, ma anche della più estesa rete di interesse nazionale che si articola sul fondo del Mediterraneo e oltre. In termini mediati dal glossario militare, si tratta del “sea denial”, che è un gradino più modesto rispetto al “sea control”, ma è fondamentale per proteggere le suddette reti e prevenire attacchi e incidenti anche involontari.
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La recente entrata di Wass nella galassia di Fincantieri, con la benedizione del governo, è un passaggio importante nella direzione di un “sea denial” efficace e tutto in mani nazionali.
WASS Submarine Systems, la cui sede è in periferia a Livorno, in via di Levante, è leader nella progettazione e sviluppo di sistemi avanzati per la difesa subacquea. Con un team di oltre 450 professioniste e professionisti altamente qualificati e una storia di oltre 150 anni, l’azienda è sinonimo di eccellenza, innovazione e tecnologie all’avanguardia nel settore underwater.
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Entrata a far parte di Fincantieri da poco, la mission di WASS Submarine Systems – dice il report ufficiale – è ampliare le capacità del gruppo in relazione ai dispositivi subacquei di alta complessità, assicurando l’attuazione della strategia underwater per il prossimo ciclo industriale.
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Il clou della sua produzione è sempre stato nei sistemi di difesa subacquei: soluzioni complete con tecnologie acustiche e di rilevamento che ovviamente funzionano anche – e sono continuamente implementate – nella difesa delle strutture fisse sottomarine. Rimane ovviamente anche la parte prettamente militare, che consiste in progettazione e realizzazione di siluri, pesanti e leggeri (black shark più noti) e contromisure, sistemi di difesa antisiluro destinati a proteggere mezzi subacquei e di superficie; sonar e sistemi sonar innovativi per applicazioni militari e civili; lanciatori: sistemi di lancio per siluri e contromisure per navi e sommergibili. WASS ha anche attrezzato gli elicotteri della Marina Militare con i più avanzati sistemi elettronici di difesa e scoperta sottomarina.
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Cosa cambierà a Livorno nell’ambito Wass? Fincantieri ha scritto, nel comunicare l’avvenuto travaso dell’azienda dal gruppo Leonardo, che questo fiore all’occhiello della ricerca e delle costruzioni per la subacquea sarà ulteriormente potenziato. WASS lavora da anni anche nel comparto dei droni, con risultati ovviamente riservatissimi, ma a quanto si dice negli ambienti militari molto avanzati. Alcuni prototipi di droni sub furono presentati addirittura svariati anni fa nell’ambito dei gazebo che venivano allestiti nel Porto Mediceo a cornice del Trofeo Velico dell’Accademia Navale, oggi diventata Settimana Velica Internazionale. Da allora, si può ipotizzare che il settore abbia fatto passi avanti significativi. E lasciando libera la fantasia, si può anche arrivare a ipotizzare qualche test segreto – anzi, segretissimo – in acque teatro di guerre, come il Mar Nero, dove si hanno prove di attività subacquee molto avanzate da parte dei due belligeranti, Russia e Ukraina, ma anche da parte di Stati neutrali che vogliono fare test sulle proprie tecnologie…
(A.F.)
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