L’energia ed il mondo del mare

Luca Brandimarte

PISA – Il Cold-Ironing, sembra oramai un dato di fatto: rappresenta un primo passo concreto nell’ambito del processo di de-carbonizzazione che riguarda l’interfaccia nave-porto (e quindi anche la banchina) tanto da essere correttamente identificato dal nostro legislatore come un SIEG portuale. Circostanza questa che porta con sé la necessità di garantire agli utenti del porto condizioni di accesso e di fornitura che siano “aperte”, per quanto più possibile, al mercato.

In questo contesto, come noto, occorre giungere rapidamente alla predisposizione delle attese linee guida volte sia alla definizione delle regole di governance e tariffarie ai fini della gestione del servizio nei porti di Sistema – che, lo ribadiamo, debbono rispettare regole di accesso eque e non discriminatorie basandosi sulla libera scelta del terminal di poter esercire direttamente o meno quel servizio (a cui si aggiunge anche la necessaria definizione dei profili di responsabilità riferiti ai soggetti della filiera coinvolti nelle operazioni di “allaccio e slaccio” alla rete) – sia alla individuazione degli standard tecnici e delle potenze di connessione riferite ai singoli impianti portuali. Ecco allora che – in uno scenario mondiale dove allo stato circa il 50% delle navi da crociera è pronta per attingere energia da terra ma solo il 3% (lo scorso anno il dato era pari al 2%) può garantire un’adeguata infrastrutturazione – occorre oggi una visione d’insieme di tutta la normativa energetica in materia di Fit for 55, da cui emerge l’importanza affinché le istituzioni centrali destinino correttamente i fondi messi a disposizione dal regime ETS e dal Regolamento Fuel EU che per legge sono (anche) destinati al rinnovo degli impianti portuali quali la realizzazione dell’infrastruttura OPS.

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