Gli ordigni ancora in mare
Non è stato il primo allarme, sulla costa livornese, quello della settimana passata per un presunto vecchio proiettile sul fondale di Calafuria a Livorno. Possibile che dopo oltre ottant’anni si trovino ancora ordigni seminati durante l’ultima Guerra Mondiale? Se lo chiede Angelo Abeniar, da Livorno, con questa mail:
Ci hanno detto a varie riprese che sono state fatte tante bonifiche, in terra e mare, per eliminare mine, siluri, proiettili ed altri esplosivi sulle nostre coste. Mio padre ricorda di una mina che finì intatta sugli scogli di Antignano e fu fatta esplodere al largo dopo aver evacuato un intero camping. Ma allora siamo sempre a rischio?
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Caro mio, l’ultima Guerra Mondiale ha seminato milioni di ordigni mortali sulla città ma anche sulla costa, perché specie dall’altezza nella quale operavano le fortezze volanti USA la precisione sui bersagli – fondamentalmente il porto – era aleatoria. E loro non ci andavano al risparmio.
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La mina che ricorda suo padre non è stata l’unica. All’isola di Capraia alcuni pescatori ne recuperarono una sul fondo, la portarono nel magazzino in porto per recuperare l’esplosivo (serviva alla pesca di frodo) ma saltarono in aria con tutto il fabbricato. Un’altra mina (vedi foto) sempre a Capraia isola è oggi un’innocua fioriera nel residence La Mandola. Gli specialisti del Comsubin della Marina Militare sono costantemente chiamati a disinnescarne altre, coperte di alghe (vedi foto d’archivio) ma sempre micidiali. E così per proiettili, bombe, siluri, aerei abbattuti (vedi la foto di uno Junker 88 sui fondali dell’Elba).
Stranamente l’accurata bonifica dei fondali a nord del porto, propedeutica ai lavori della Darsena Europa, ha trovato poco o niente. Ma si spiega con le sabbie e i fanghi scaricati per miglia dallo Scolmatore e dall’Arno, che nei decenni avrebbero nascosto anche i resti – e chissà quanti ce n’erano – della storica battaglia navale della Meloria dell’agosto 1284, quando furono affondate sette galere pisane e almeno quattro genovesi, con centinaia di armature, picche, scudi ed altri sepolti nel fango.
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