LIVORNO – Si chiama Aqua, il superyacht futuristico di 112 metri che funziona a idrogeno. Niente gas di scarico, l’unica emissione prodotta è semplice acqua, che può essere pompata in sicurezza nell’oceano. Il progetto è stato presentato durante il Monaco Yacht Show, ha cinque ponti e lo spazio per 14 ospiti, 31 membri dell’equipaggio, una palestra, un salone di bellezza, una sala massaggi e una piscina a cascata sul ponte posteriore.
Due serbatoi sigillati raccolgono 28 tonnellate di idrogeno liquido ognuno, che viene mantenuto a -253 °C. L’idrogeno è poi convertito in elettricità. La nave può raggiungere i 17 nodi e percorrere fino a 6035 km. Aqua, per ora è solo un concept creato dal designer Sander Sinot.
Non si creda che si tratti solo di un’esercitazione di bellezza pura. Durante il recente convegno a Livorno dell’AdSP insieme a NAVIGO, sono stati illustrati alcuni super-yachts di nuova generazione, in progetto avanzato, in costruzione oppure già in acqua, dove le nuove
tendenze stilistiche sono ormai totalmente diverse dai concetti del passato anche recente. Alla base di tutto, la considerazione dei cantieri e dei loro progettisti che i superyachts sono ormai qualcosa di più di belle navi da esibire: sono veri e proprio appartamenti di lusso, con annessi uffici, spesso sale di riunioni, lavoratori informatici e tutto quello che può servire a un grande manager connesso H/24 con il suo mondo. Secondo Pietro Angelini, direttore di NAVIGO, la permanenza dell’armatore (spesso una società) a bordo si è notevolmente allungata rispetto agli anni precedenti ed oggi può essere considerata normale anche quella
di 4 mesi all’anno, per cui relax e operazioni di lavoro attraverso il web possono convivere.
Esempi del passato non sono poi rari come si creda.
Roberta di Camerino, nota stilista degli anni 70, viveva a bordo di un grande Calafuria realizzato da Vincenzo Catarsi a Cecina, negli ultimi tempi in un porto della Croazia. Anche
un altro gran de stilista, Cavalli, viveva per lunghi periodi nel suo yacht di colore cangiante che è stato a lungo tempo nel porto di Marina cala de’ Medici. Per loro era un modo di adattarsi, su piccole navi da diporto concepite più per navigare che per funzionare da casa: negli yacht d’oggi, la funzione di navigare è in alcuni casi solo secondaria, in quanto sono previste solo uscite con tempo buono e per trasferirsi da un porto all’altro. In compenso, ormai a bordo c’è tutto, compresi veri e propri mini-stabilimenti balneari completi. E una dotazione più che ricca di prima, alcuni dei quali motoscafi o maxi-RIB che basterebbero da soli a traversare il Mediterraneo.
Ricchezze ostentate e offensive? Niente affatto: capolavori artigianali dietro al quali c’è il lavoro di centinaia e centinaia di specialisti, sempre più ricercati per mestieri ai quali stanno sviluppandosi ovunque in Italia corsi di formazione che offrono un avvenire sicuro e di ottima retribuzione.
(A.F.)
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