Livorno, storie della “città perfetta”

Marcello Mursiani
LIVORNO – La premessa, che è poi il giudizio conclusivo della serata, è in una sola parola: peccato!
Peccato perché la conferenza in Fortezza Vecchia sullo sviluppo del porto labronico tra il cinquecento e il novecento meritava un auditorio ben più ricco di quello che ha avuto: una ventina di persone, certo di qualità, ma nemmeno un giovane.
Andrebbe replicata con le scuole, forse: perché alla base gli interventi, specie quelli molto chiari e sintetici di Maurizio Bettini e Denise Ulivieri, c’è stata un’analisi non solo storica ma anche sociologica e architettonica di quella che fu un tempo la città ideale del Brunelleschi,
interpretata dal Buontalenti e da altri tecnici-filosofi di cui forse molti livornesi oggi conoscono il nome solo per le strade.
Da chiedersi, come don Abbondio: chi erano costoro? Eppure furono coloro che crearono, come fu riconosciuto nel mondo di allora, la “città perfetta”. Ha dirazzato?
Come livornesi, ci accontentiamo anche di com’è.
A Marcello Mursiani, bravo presidente dell’associazione livornese Storia, Lettere ed Arte, che ha introdotto in modo altrettanto pregnante la serata, va comunque il merito di aver creato un’occasione importante nel quadro delle tante iniziative, qualche volta un po’ forzate, nella serie dei Port Day labronici. Ha fatto centro anche il veloce ed appassionato – direi quasi travolgente – saluto a nome dell’AdSP del dirigente Claudio Capuano: un’analisi insieme appassionata ed amareggiata di quanto fu fatto e di quanto sia diventato difficile fare oggi per gli incroci di competenze, le incertezze legislative, i ricorsi e i cavilli contro i quali la stessa AdSP è costretta quotidianamente a battersi.
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Il tema, la genesi, la nascita e lo sviluppo della città portuale fortificata, filiazione originaria del porto pisano e poi polo commerciale e di potenza marittima del granducato, sono giù di per se coinvolgenti. Storie abbastanza note all’inclita.
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Meno note le ripetute crisi attraverso le quali il porto di Livorno è cresciuto fino a diventare il primo scalo mediterraneo dei contenitori, privilegiato dalle più grandi compagnie di allora – SeaLand ed American Export Lines – che ci sperimentarono anche la rivoluzione (presto abortita) delle navi LASH.

Denise Ulivieri
A coadiuvare il racconto di Denise Ulivieri, sulle fortificazioni del porto e dell’intero pentagono buontalentiano, le tante diapositive proiettate sullo schermo della sala, una storia figurata che deriva dalla ricerca iconografica dei dipinti custoditi in genere Firenze ma anche a Pisa e qualche volta all’estero.
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Varrebbe la pena, per concludere, che la serata in Fortezza lasciasse una traccia anche scritta: raccogliendo le varie relazioni – anche quella che peraltro è stata “recitata” dal giovane Talini – in una pubblicazione da far conoscere alle scuole.
Perché il nostro passato sia anche patrimonio importante e specialmente amato da chi si avvia ad essere il nostro futuro.
(Antonio Fulvi)
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