Riforma e porti in vendita
Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti a caccia di tutto, con obiettivo il nodo della “riformona” in arrivo: ovvero la semiprivatizzazione dei sistemi.
Il sito Dagospia, riprendendo una paginata del quotidiano La Stampa, cita le presidenze proposte da Rixi alle Regioni: Matteo Paroli va all’Autorità numero uno, Genova; Antonio Gurrieri va all’Autorità Mare Adriatico Orientale, Regione Friuli Venezia Giulia (Trieste e Monfalcone); Francesco Benevolo, Adriatico Centro Settentrionale, Regione Emilia-Romagna (Ravenna); Francesco Mastro, Mare Adriatico Meridionale, Regione Puglia (Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopoli): Giovanni Gugliotti, Mare Ionio, Regione Puglia (Taranto); Davide Gariglio, Mar Tirreno Settentrionale, Regione Toscana (Livorno, Capraia, Piombino, Portoferraio, Rio Marina e Cavo).
Mancano ancora almeno tre sistemi chiave, dove è in corso una battaglia feroce, sia pure sotto il velluto: Gioia Tauro, Palermo e Cagliari. Ma l’attenzione generale è concentrata su di un altro passaggio della patinata de “La Stampa”: l’anima della “riformona”. Dovrà cambiare la natura giuridica delle Autorità: ora sono enti pubblici, non economici, con funzioni di controllo. Sul modello aeroportuale, dovranno invece entrare a far parte di una holding pubblica Porti, tutta da creare, aperta al capitale privato e che dovrà essere avviata alla quotazione. Gli interessi in campo ovviamente sono molti, da Msc a BlackRock. Proprio la società di investimento già avrebbe avuto modo – secondo fonti vicine al dossier – di visionare un appunto condiviso dai vertici governativi con alcune indicazioni di massima.
«Secondo Srm – conclude il quotidiano torinese – il centro studi collegato a Intesa Sanpaolo, il valore economico generato dai porti è di otto miliardi. Pietra angolare di questa riforma è un super-ente «di un coordinamento nazionale, con una visione di sistema – aveva detto Rixi – Altrimenti ci ritroveremo con altre banchine e infrastrutture inutili. Il soggetto centrale che abbiamo in mente dovrà essere in grado di coordinare la portualità e anche acquisire infrastrutture all’estero». Il modello è quello dell’Enav, società del governo con oltre il 53%, ma quotata in Borsa con un ampio flottante e un 10% di soci istituzionali, non solo italiani. Che gestisce il traffico aereo, ma ha anche consulenze e clienti all’estero».
Mie modeste conclusioni: Rixi afferma che la riforma ci sarà entro il 2026 ma ho paura che sia una speranza troppo speranzosa.
(A.F.)