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L'ITER DI NOMINA

Authority: il ministero vuole Davide Gariglio a Livorno

Ha chiesto a Giani di dare l'ok, poi il nome va alle commissioni

LIVORNO. Arriva una infornata di altri cinque nomi per i vertici di altrettante Autorità di Sistema Portuale (Adsp): sono le indicazioni che il ministro delle infrastrutture sottopone all’intesa con i presidenti di ciascuna delle Regioni interessate.

Davide Gariglio, avvocato piemontese ed ex deputato Pd, viene proposto per il timone dell’Authority labronica che da Palazzo Rosciano governa non solo le banchine di Livorno (e, da azionista di riferimento, l’interporto di Guasticce) ma anche gli scali di Piombino e quelli dell’Arcipelago. Adesso l’iter prevede che il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani dica se è d’accordo o no, e dunque se si vada verso uno scontro o se la nomina segua un iter in discesa fino al parere delle commissioni parlamentari di settore (non vincolante ma politicamente neanche così inutile, anche se in anni passati si è visto quasi di tutto).

Davide Gariglio è avvocato e ha lle spalle una esperienza come parlamentare Pd

Sul tavolo c’era anche l’eventualità di una riconferma di Luciano Guerrieri, attualmente con i galloni di commissario dopo essere stato per quattro anni presidente: Giani finora si è espresso proprio per Guerrieri, ma va detto che il “governatore” toscano ha ancora da conquistare la riconferma della propria candidatura alle prossime elezioni regionali e il pressing dello stato maggiore nazionale Pd per Gariglio è stato forte e continuo. Tradotto: un presidente in attesa di riconferma dovrebbe scontrarsi con i massimi dirigenti del proprio partito per far fuori un ex parlamentare del proprio partito il cui nome è indicato da un ministro ruvidamente avversario come Matteo Salvini.

È da aggiungere un altro aspetto. Il viceministro Edoardo Rixi, l’uomo che effettivamente ha in mano le chiavi della portualità made in Italy per conto del governo di centrodestra e della Lega (e della “sua” Genova), aveva lanciato segnali chiari proprio durante la sua visita a Livorno a metà febbraio: contando sul fatto di dover cercare l’intesa con Regioni che in cinque casi sono in mano al centrosinistra, aveva dato la disponibilità a “discutere” le nomine. Come dire: una rottura del clima da “abbiamo vinto le elezioni e mettiamo ovunque i nostri”, che in altre circostanze ha fatto premio su tutto a costo di scontri e strappi istituzionali. A dire il vero, nell’iter di nomina delle istituzioni di governo dei porti l’intesa presuppone almeno il tentativo di mettersi d’accordo, ma a Livorno come in altre Autorità Portuali una ventina d’anni la battaglia campale fra governo Berlusconi e Regione “rossa” finì perfino davanti alla Corte Costituzionale.

Luciano Guerrieri, piombinese, è al timone di Palazzo Rosciano dalla primavera 2021: prima come presidente e poi come commissario

A ciò si aggiunga che il centrosinistra locale, inizialmente più vicino a Guerrieri, nell’ultima nota ha indirizzato al campo avverso altrettanti segnali di pragmatismo e “dialogo”, senza far quadrato attorno a nomi, ma chiedendo garanzie su tempi  e finanziamenti. A incarnare l’esigenza di continuità (vedi alla voce Darsena Europa) tutto un ventaglio di soggetti della comunità portuale vedeva il segretario generale dell’Authority labronica Matteo Paroli, gratificato pure del forte sostegno dei sindacati: poi Rixi l’ha portato a Genova a fare il numero uno del porto numero uno in Italia. Da ultimo, ad esempio, erano rimasti portuali livornesi a rivendicare sul “Tirreno” l’esigenza di mantenere Guerrieri al suo posto. Non è da escludere che nel segno della continuità possa essere poi la scelta del braccio destro: il segretario generale. Ma qui stiamo correndo troppo, siamo ancora al primo round dell’iter di nomina.

L’indicazione di Gariglio, curriculum in commissione trasporti di Montecitorio, ex presidente dell’assemblea consiliare della Regione Piemonte, è l’unica sul versante tirrenico. Ecco le altre designazioni presenti nel “pacchetto”:

  • Antonio Gurrieri alla guida dell’Adsp Mare Adriatico Orientale (porti di Trieste e Monfalcone): nomina da condividere con la Regione Friuli Venezia Giulia, presidente il leghista Massimiliano Fedriga
  • Francesco Benevolo alla guida dell’Adsp Adriatico Centro Settentrionale (porto di Ravenna): nomina da condividere con la Regione Emilia-Romagna, presidente il dem Michele De Pascale
  • Francesco Mastro alla guida dell’Adsp Mare Adriatico Meridionale (porti di Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopoli): nomina da condividere con la Regione Puglia, presidente Michele Emiliano (centrosinistra)
  • Giovanni Gugliotti alla guida dell’Adsp Mare Ionio (porto di Taranto): anch’essa da condividere con la Regione Puglia, e nella fattispecie con Emiliano.

Il viceministro Edoardo Rixi, in primo piano a sinistra, durante il sopralluogo alla vasca di colmata nel febbraio scorso

Le grandi manovre attorno a questi nomi potrebbero essere riassumibili così. A cominciare dalla Puglia: i giornali sembrano concordi nel dare per già fatta la doppia nomina, che nascerebbe incamerando fin da subito l’avallo del presidente della Regione, Michele Emiliano, avendo trovato la quadra con il viceministro Rixi.

Mastro, avvocato e docente universitario, figura già nell’Authority barese ma come membro del comitato di gestione. È stato consigliere di Emiliano nei rapporti con l’istituzione portuale tanto nel periodo in cui era sindaco che adesso da “governatore”.

Giovanni Gugliotti, avvocato pure lui, ha alle spalle anche un curriculum politico (forzista) alla guida di amministrazioni locali come la Provincia di Taranto e il Comune di Castellaneta. La stampa tarantina ipotizza che verrà affiancato, nelle vesti di segretario generale, da Floriana Gallucci, un passato da commissario straordinario per la Zes jonica

A Trieste l’indicazione di Antonio Gurrieri segue l’ascesa per linee interne che sta caratterizzando le ultime fasi dell’ente portuale: dopo che Zeno D’Agostino aveva lasciato anzitempo la carica (peraltro non moltissimo prima dello scadere del doppio mandato, perciò non rinnovabile), era salito sulla poltronissima di numero uno Vittorio Torbianelli fino a quel momento segretario generale, e ora a sua volta il segretario generale dell’era Torbianelli, cioè Gurrieri, a diventare presidente.

Quanto a Francesco Benevolo, va detto che è di origini romane e proviene da Ram Logistica Infrastrutture e Trasporti spa (in passato conosciuta come Rete Autostrade Mediterranee), il braccio operativo del ministero sul fronte delle “autostrade del mare”: Benevolo ne è attualmente direttore operativo.

Così si arriva ad aver messo sulla rampa di lancio sette nominativi per il completamento dell’iter di nomina che non dovrebbe riservare sorprese: sono la metà dell’intero pacchetto. In precedenza il ministero aveva indicato per l’istituzione portuale di Genova (e Savona) l’ex segretario generale dell’ente di Livorno, Matteo Paroli (che ha dalla sua una esperienza analoga al porto di Ancona e l’ingresso nel board dei consulenti di Espo, l’organizzazione di categoria della portualità europea). L’altro nome già fatto giorni fa è quello per l’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto: è stato designato l’avvocato Francesco Rizzo, curriculum politico prima in An e poi in Fdi.

Lo sblocco di almeno una parte della lista dei nominativi che circolava da settimane sulla scrivania del viceministro Rixi è stata resa possibile dal convergere di due spinte e controspinte. Il congresso della Lega di tre settimane fa era tornato a chiedere il ministero dell’interno per il proprio leader Matteo Salvini, rieletto per la terza volta alla guida del partito: ma l’attuale titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, non fa buon viso e respinge qualsiasi ipotesi (regionali in Campania?) lo porti lontano da lì. Dal canto suo, Salvini si sente semore più stretto nei panni di un ministero che avrebbe in portafoglio appalti per un pacco di miliardi, ma Salvini è più legato alla costruzione del consenso sulle lotte anti-immigrati e il Viminale è l’unico posto per farle davvero.

La tentazione di fare quel che vorrebbe Salvini lascia gelidi sia Fdi che Forza Italia. Il rischio con cui avrebbe potuto trovarsi a fare i conti la Lega era, in tempi di fibrillazioni interne, mine e siluri contro le casematte leghiste. Ad esempio, la paziente tessitura con cui Rixi ha costruito una rete che mandi in pensione i dirigenti delle Autorità di Sistema dell’era Delrio (Pd) e li rimpiazzi con figure più vicine al governo di centrodestra, ovviamente tenendo presente del bisogno di avere l’ok anche di “governatori” del centrosinistra nelle Regioni interessate.

Si è cercato di cucire la tela quanto più possibile, e lo si è fatto guardando a Puglia, Emilia e Toscana così da togliere dal tavolo il pericolo di uno scontro con il centrosinistra. Il resto saranno soprattutto gli equilibri interni al centrodestra a decidere il match. Perché ora? Perché si stava esaurendo questa fase di pacificazione interna indotta dal bisogno di evitare gazzarre intestine mentre la premier Giorgia Meloni era alla Casa Bianca e, successivamente, dall’abbassarsi dei toni per il lutto per la scomparsa di papa Francesco. Ma tutto questo presto sarebbe finito e per il “manuale Rixi” i rischi di finire in pezzi si sarebbero moltiplicati.

Mauro Zucchelli

 

Pubblicato il
24 Aprile 2025
di MAURO ZUCCHELLI

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