Il “made in Italy” da proteggere contro i falsi
In tre anni nei porti e aeroporti toscani sequestrati 50mila prodotti

Un momento dell’intervento di Bigazzi
FIRENZE. Proprio mentre nel porto di Livorno l’Agenzia delle Dogane ha sequestrato 2.500 oggetti di arredamento con etichette che scorrettamente volevano farli passare per “made in Italy”, a Firenze la sede della Innovation Center di Fondazione Cr Firenze ha ospitato il convegno che l’Agenzia Dogane e Monopoli (Adm) Toscana e Umbria, insieme a Confindustria Toscana e Assotosca Confetra Firenze, ha dedicato alla tutela del “made in Italy” .
«Negli ultimi tre anni – dice Davide Bellosi, direttore dell’Agenzia Dogane e Monopoli – sono stati sequestrati quasi 50mila prodotti contraffatti o con falso “made in” nei porti e aeroporti toscani: sono danni enormi al sistema economico, che si traducono in perdita di gettito fiscale e rischi per i consumatori».
Come salvaguardare le produzioni italiane apprezzate in tutto il mondo per qualità e unicità? Come farlo guardando in particolare al ruolo delle Dogane? Il “made in Italy” – è stato detto negli interventi – è oggetto di tutela con «numerosi interventi normativi e giurisprudenziali finalizzati a una più precisa regolamentazione degli obblighi per i soggetti economici». Tutelare queste produzioni, magari anche con azioni preventive e di contrasto, «assume un valore strategico»: si vuol valorizzare la produzione italiana di alta qualità «anche in considerazione delle sempre più numerose e insidiose sfide poste dalla concorrenza a livello globale».
Ma Bellosi mostra anche qualche spiraglio di ottimismo: «Il contrasto all’import di prodotti contraffatti è stato l’ambito in cui è stata realizzata la prima forma di collaborazione strutturata tra dogane, imprese e operatori della logistica». Qui il riferimento è al progetto Falstaff, database realizzato da Agenzia Dogane e Monopoli nel 2004 per consentire ai titolari dei marchi – è stato spiegato – di «fornire agli organi di controllo tutte le informazioni utili a intercettare prodotti non originali (e poi trasfuso a livello europeo nel progetto Copis)». Per Bellosi occorre «un salto di qualità»: indispensabile un confronto tra tutti gli attori coinvolti (pubblici e privati), al fine di «perfezionare gli strumenti attualmente disponibili ma anche di formulare proposte che possano trovare spazio nel processo di riforma del codice doganale dell’Unione attualmente in corso».
Per il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi, l’attenzione a questo tema così «centrale per il futuro della nostra economia regionale» è a livello di sistema: una forte collaborazione tra sistema pubblico e sistema delle imprese. «Solo attraverso un’azione coordinata e costante, possiamo costruire un sistema di tutela efficace, capace non solo di difendere i nostri prodotti ma anche di promuoverli nel modo giusto». Bisogna saper comunicare al mondo intero che «dietro ogni etichetta “made in Italy” c’è una storia autentica, fatta di lavoro, ricerca e passione; perché dai distretti della moda e del cuoio all’agroalimentare, dall’industria farmaceutica al manifatturiero avanzato, il nostro territorio è ricco di eccellenze che vanno supportate nella loro crescita e nella loro capacità di innovare».
Iniziative di questo tipo servono a «verificare le condizioni in cui operano le nostre aziende in questo momento e a mettere in opera tutte quelle strategie atte a far capire come e dove dobbiamo dirigerci»: queste le argomentazioni di Mario Bartoli, presidente di Assotosca: «I nostri associati – aggiunge – sono abbastanza preoccupati in quanto i prodotti “made Italy” toscani sono tanti e di varie merceologie e la conferma dei dazi Usa non è certamente un buon segno in quanto le conseguenze si abbatteranno sulla manifattura e immediatamente dopo sulla logistica».
È stato anche sottolineato che il 2024 si è chiuso in generale «con un segno positivo quasi a 2 cifre per l’export toscano», ma da ora «dovremo confrontarci con una situazione nuova». È il caso dei dazi americani: ovvio che non ci si debba fermare e subire, «forse è il caso di trovare altri mercati i quali però non potranno sicuramente sopperire a tutti i flussi destinati agli Usa». È dal ministero per il “made in Italy”, così come dalle istituzioni, che ci si aspetta in tempi brevi la definizione di «proposte e aiuti per tutte quelle aziende che subiranno perdite e che rischieranno addirittura la chiusura se non si interviene tempestivamente». Lo stesso dicasi per la Regione Toscana.
Nel corso dell’incontro sono intervenuti con le loro relazioni tecniche Marco Felisati (direttore affari internazionali di Confindustria); Giacomo Vigna (dirigente della Divisione XIII del ministero delle imprese e del made in Italy); Claudio Oliviero (direttore centrale Dogane Adm); Domenico De Crescenzo (vicepresidente Fedespedi).
A conclusione della mattinata si è tenuta una tavola rotonda, moderata da Alberto Siniscalchi (direzione territoriale Adm Toscana e Umbria), con le testimonianze di quattro importanti aziende del territorio toscano: sono intervenuti Elisa Zona di Prada, Fabio Grimaldi di Piaggio, Michele Roccabianca di Banfi, Elena Righetti del Cad Righetti.