Blitz delle Dogane nel porto di Livorno a tutela del “made in Italy”
Sequestrati 2.500 oggetti
LIVORNO. All’interno dei due container, l’uno proveniente dalla Cina e l’altro dall’India, sono stati trovati 2.500 oggetti di arredamento, valore totale circa 45mila euro: sulle etichette il marchio della società importatrice insieme alla bandiera tricolore italiana, senza alcuna indicazione della effettiva origine del paese di produzione. La merce, scovata nel porto di Livorno, è stata sequestrata dai funzionari del Reparto Controlli allo Sdoganamento dell’Ufficio delle Dogane di Livorno in un blitz a tutela del “made in Italy”: i consumatori, viste le indicazioni sull’etichetta, avrebbero potuto acquistare qualcosa ritenendo erroneamente che fosse di origine italiana. Proprio nelle stesse ore a Firenze la difesa del “made in Italy” è stata al centro di un convegno organizzato da Agenzia Dogane e Monopoli Toscana-Umbria, da Confindustria Toscana e da Assotosca Confetra Firenze (qui il link all’annuncio sulla Gazzetta Marittima nei giorni scorsi).

Uno degli oggetti sequestrati nel porto di Livorno dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane
Già inizialmente, nel corso dei controlli della documentazione e dall’analisi su banche dati in uso all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, erano emersi i primi sospetti nei funzionari. Anche per via di un precedente simile che alcuni anni fa aveva coinvolto la medesima azienda presso un’altra dogana italiana. A ciò si aggiungano i dubbi relativi a quel portale di vendita-on line, anch’esso risultato sprovvisto delle necessarie informazioni al consumatore in materia di origine dei prodotti.
Accertate le violazioni, i funzionari hanno disposto il sequestro amministrativo delle intere partite e hanno girato gli atti alla locale Camera di Commercio: è questa l’autorità competente in materia, con essa l’Ufficio delle Dogane di Livorno opera in stretta sinergia.
Da parte della Camera di Commercio, mediante una specifica ordinanza, è stata disposta la regolarizzazione delle etichettature: in questo caso, si è tratto di indicare al consumatore la reale origine della merce o, in alternativa, l’indicazione che chiarisca la natura di prodotti importati. D’accordo con l’Ufficio delle Dogane di Livorno, è stato chiesto all’importatore di inserire le necessarie indicazioni di origine anche sul sito di vendita e, dopo che è stato messo a norma, la merce è stata dissequestrata. La società è stata multata: 30mila euro la sanzione in nome della legge sulla tutela del “made in Italy”.

Un altro oggetto sequestrato