Sorpresa: l’Italia è (quasi) una potenza delle armi
LIVORNO. L’Europa deve essere in grado di difendersi da sola: la “pax trumpiana” ha definito anche i parametri da dedicare alle proprie armi nel Pil dei paesi europei, non oltre gli spiccioli (si fa per dire) spesi fino a ieri. Qualche esperto ha calcolato che la Nato, ovvero lo “scudo armato” per l’Europa, dovrebbe investire almeno 400 miliardi di euro in pochi anni per adeguarsi. Una catastrofe economica ?
Andiamoci piano, almeno per l’Italia. Dalle più recenti analisi, risulta essere il quarto o quinto esportatore di armi al mondo: siamo i terzi fornitori, per esempio, di Israele. Ci sono, per fatturato ed export: Avio Aero, Thales Alenia Space Italia, Avio Space Propulsion, Mbda Italia, Iveco Defence Vehicles, Elt Elettronica, Rheinmetall, Fabbrica d’Armi Pietro Beretta: unite a Leonardo e Fincantieri rappresentano il 90% del fatturato complessivo in campo militare.
Leonardo da parte sua (stabilimento anche a Livorno, oggi nell’orbita Fincantieri, specialista anche in siluri) controlla poco meno di un terzo del fatturato dell’industria della Difesa italiana con il 31,58% della quota della quota di mercato e domina la classifica degli esportatori, contribuendo in maniera decisiva ai 4 miliardi di euro di export di armi capaci di fare dell’Italia già anni fa il sesto Paese al mondo dopo Stati Uniti, Russia, Francia, Cina, e Germania.
Con i recenti contratti siglati dal governo italiano con i paesi del Medio Oriente (Arabia Saudita, Kuwait etc.) la graduatoria è stata già scalata e l’export di armi e armamenti – comprese navi militari – è aumentato negli ultimi mesi dell’83%. Il solo gruppo Leonardo dà lavoro a 50 mila occupati, ed altri 20 mila sono quelli di Fincantieri del settore militare.
Antonio Fulvi