Energia costa troppo
ROMA – Non è più solo un dato statistico rilevante: è un handicap pesante per tutte le imprese nazionali. Specialmente in questi temi di accentuata concorrenza mondiale, dove incombono dazi che possono mettere in ginocchio le merci con più alti costi di produzione, l’onere dell’energia elettrica è sempre più determinante. E l’Italia se la cava peggio della media dei paesi europei, con divari pesantissimi specie rispetto a Spagna (meno della metà per megawatt/h), Francia e Germania. La media Eu è di 76 euro megawatt/h mentre il costo in Italia è di 105 megawatt/h. (circa 0,2000 kw/h) In Francia è di 85 euro e in Germania di 69 euro. Fare concorrenza, specie da parte di imprese energivore, è sempre più arduo.
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Il problema si riflette anche sulla logistica e specialmente sui porti: dove la strategia Ue per imporre il “cold ironing” sta creando preoccupazione, sia per alcune incertezze tecnico-giuridiche ma in particolare proprio per il costo da praticare alle navi. Nato e sviluppato sulle esperienze del nord Ue, dove l’energia elettrica in genere costa meno (specie in Norvegia), in Italia il “cold ironing” allo stato delle cose risulterebbe proibitivo per quasi tutte le navi.
Un problema che naturalmente non è ignorato: ed è allo studio anche delle compagnie nazionali della distribuzione dell’energia elettrica, insieme agli organi ministeriali che hanno tenuto svariate riunioni in merito. Gli incentivi ai porti che si sono dotati di apparati green di produzione elettrica (fotovoltaico o eolico) potrebbero aiutare per ridurre in loco il costo unitario dell’energia, ma saremmo ancora a metà del guado.
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Secondo il centro studi Unimpresa, che ha elaborato i costi riportati qui sopra, il provvedimento più urgente in Italia, se vogliamo che merci e servizi siano concorrenziali, bisogna produrre energia a costi molto più bassi. Il nucleare “leggero” è la soluzione. Ma quando sarà disponibile?
(A.F.)