ROMA – Premesso: di convegno, come “Del senno di poi son piene le fosse”, recita il vecchio proverbio. E di convegno sulla sostenibilità, sulla transizione ecologica, sulle navi green, ne abbiamo sentiti anche troppi. L’ultimo è quello dei giorni scorsi “sostenibilità del trasporto marittimo, fra snodo del commercio mondiale, transizione ambientale e digitale” in collaborazione con la CIU-Unionquadri e Conftrasporto. Questa volta a parlare sono stati i protagonisti. E questa volta si è parlato anche sul concreto. Il presidente del CNEL Renato Brunetta: “Il trasporto marittimo ha una funzione straordinaria. Senza trasporto marittimo precipita la civiltà. È quindi fondamentale – ha aggiunto Brunetta – capire come le tre transizioni energetica, ambientale e digitale impattano su questo settore. Vi sono temi cruciali su cui riflettere, dai combustibili alla formazione professionale degli operatori, dalla sicurezza ai sistemi di comunicazione. E poi la dimensione della mobilità sostenibile. Metà della popolazione mondiale insiste sulle coste e la maggior parte dei porti sarà spiazzata dall’innalzamento del livello del mediomare. Dobbiamo prepararci anche a questo, per poter affrontare le grandi sfide dei cambiamenti in atto”.
Il vice ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Edoardo Rixi, ha sottolineato ancora una volta il ruolo di hub strategico svolto dal nostro Paese: “Stiamo vivendo una fase di profonda trasformazione del trasporto marittimo a livello globale. È essenziale creare un sistema che possa essere resiliente alle transizioni in atto, digitalizzato e sostenibile.” Dell’attesa riforma però, poco o niente.
Pasquale Russo, presidente di Conftrasporto, e Stefano Messina, consigliere CNEL, membro della Consulta nazionale per la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile, vice presidente di Conftrasporto e presidente di Assarmatori, hanno parlato di come le imprese del settore sappiano coniugare sostenibilità ambientale, economica e sociale. “La transizione energetica – ha sottolineato Pasquale Russo – è un tema dominante, soprattutto in Europa, che è l’unico continente al mondo in cui sono stati fissati degli obiettivi temporali. Ma la transizione energetica ha senso solo se prevede un approccio globale, che ricomprenda tutti i paesi, anche quelli che al momento sono disinteressati, come Cina e India.
“Le imprese del trasporto e nello specifico quelle attive nel trasporto marittimo – ha dichiarato Stefano Messina – hanno da tempo iniziato a fare la loro parte nell’ottica della decarbonizzazione, anche tramite una sempre crescente professionalizzazione delle risorse umane che richiedono competenze sempre più specifiche. Quello che si chiede alle istituzioni, italiane ma soprattutto europee, è di evitare norme di carattere locale, spesso intempestive. Altrimenti, ben lungi da ridurre le emissioni, l’unico effetto che si ottiene è uno spostamento dei traffici e quindi di lavoro immediatamente al di fuori dei confini del Vecchio Continente. In estrema sintesi: non si possono che condividere gli obbiettivi di questa spinta ambientalista, ma sono sbagliati i tempi e i modi”.