Il mare al 20% del PIL

Nella foto: L’intervento di Testa.

PALERMO – “Con l’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – OsserMare, insieme al Centro Studi delle Camere di Commercio Tagliacarne di Unioncamere (che fa parte del Sistema Statistico Nazionale), da anni osserviamo con attenzione questo settore, sempre più in profondità”. – Ha aperto così il suo intervento al Forum “Risorsa Mare” al Marina Convention Center di Palermo, il coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – OsserMare Antonello Testa.  

“Il valore reale dell’Economia del Mare prodotto dall’Italia pone la nostra nazione come leader nel contesto Euro-mediterraneo. Tuttavia, l’Europa, utilizzando parametri e annualità diverse, ci colloca oggi, come abbiamo visto, al 4° posto, il che non dà il giusto riconoscimento a una nazione che è il pontile naturale in quest’area, circondata dal mare e che, dai numeri reali sul valore espresso dalla sua Blue Economy, è al 1° posto in Europa. Teniamo presente che rispetto alle 7 filiere analizzate e alle 16 direttrici identificate dal Piano del Mare per l’Economia del Mare Italiana, i settori economici reali che il nostro Paese esprime nel mare sono più di 20”. Ha proseguito Testa.

“Quindi i trend ci indicano che, attraverso un aumento incrementale e un’estensione del perimetro, possiamo stimare un valore aggiunto diretto e indiretto dell’Economia del Mare Italiana, che nel medio termine supererà il 20% del PIL Nazionale. I settori trainanti saranno sicuramente il turismo costiero, come emerge dai nostri studi e dalle nostre rilevazioni georeferenziate; il turismo crocieristico; il settore della nautica di eccellenza, il cui brand “Made in Italy” è già riconosciuto nei mercati globali, e che, insieme alle capacità progettuali e gestionali legate alla portualità turistica italiana, ci qualificherà come il top di gamma internazionale. 

Un’altra grande scommessa è quella di diventare non solo il principale Hub turistico, ma anche un Hub energetico e, ancor di più, un Hub di rete Euro-mediterraneo, per il quale integreremo dati e valori esistenti. Inoltre, le competenze altamente qualificate che esprimiamo saranno, con la strategia giusta, ancora più appetibili per il mercato interno ed estero. Questo sarà possibile anche grazie a una politica più performante di crescita degli istituti nautici, degli ITS, dei percorsi universitari, e attraverso una formazione scolastica (elementare, media e superiore) legata al mare e alla consapevolezza di essere una nazione di mare.

Come già sottolineato dal presidente dell’Osservatorio Giovanni Acampora, che presiede anche l’Assonautica nazionale, solo con una visione unitaria dell’Economia del Mare possiamo vincere la scommessa, attraverso due progetti ambiziosi: “Economia del Mare 5.0” e lo “Sportello Unico Nazionale sull’Economia del Mare”.

Naturalmente, guardiamo con attenzione ai settori emergenti, come quello dell’Underwater, che stiamo già monitorando e studiando. Tutta l’Italia potrà beneficiare di una messa a sistema dell’intera Economia del Mare, dal Sud al Centro al Nord.

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