LIVORNO – È il primo porto d’Italia, da mesi ormai è nell’occhio del ciclone: e non si può pretendere la sordina sui fatti che lo riguardano.
È il primo armatore del mondo specie nei container, è a capo ormai di un impero logistico che continua a crescere a ritmo accelerato: e non si può pretendere, anche su lui, che non si vada a scandagliare sulle sue imprese.
Parlo, ovviamente, del porto di Genova e del comandante Gianluigi Aponte. L’occasione me la fornisce Dagospia, il noto sito che fa le bucce ai Vip, in un lungo servizio che li mette insieme. Anzi, scrive che Aponte è tutt’altro che sazio e vuole “apontizzare” anche il porto di Genova.
Non entro nel merito delle tre paginate che Dagospia dedica al tema. E non le avrei nemmeno lette se non me le avesse segnalate un amico che invece ciaccia dappertutto, molto più attento di me.
Mi limito invece a ricordare che la famiglia Aponte ha investito in ben altri porti che non quello di Genova: per rimanere in Italia – e lui certo non c’è rimasto con gli investimenti – basta citare Gioia Tauro, diventata un gioiello, ma anche Napoli, Civitavecchia, Trieste e pure la mia piccola Livorno, socio importante de terminal Lorenzini & C.
Per leggere l'articolo effettua il Login o procedi alla Register gratuita.