GENOVA – Nelle ultime settimane, in anticipo rispetto agli ultimi anni, si sono registrati i primi avvistamenti di velelle lungo le coste della Toscana e Liguria, nello specifico anche davanti alla passeggiata sul lungomare di Livorno e al largo di Genova Pegli e a Ceriale. Una presenza che non sorprende – riferisce ARPA – dal momento che durante i monitoraggi svolti per la Marine Strategy a febbraio ne erano state avvistate già molte, soprattutto tra le 6 e le 12 miglia nautiche.
La “Velella velella” (detta anche “barchetta di San Pietro”) è una parente stretta delle meduse, per la precisione un idrozoo, che forma colonie di polipi galleggianti. È caratterizzata dal colore blu, che le fornisce una schermatura alla luce ultravioletta, e da una piastra chitinosa con la caratteristica “vela” sopra. Il diametro di una singola velella misura pochi centimetri, ma l’aggregazione tra diverse unità forma grandi chiazze bluastre che si estendono sulla superficie marina anche per chilometri.
Il colore e la formazione di questi agglomerati a volte inducono l’osservatore a credere che queste chiazze siano in realtà macchie di petrolio. Il successivo spiaggiamento a riva provoca, invece, odori sgradevoli come tutti gli organismi in decomposizione. La Velella velella, nonostante possieda cnidocisti (organi urticanti), non è urticante.
Nello scorso fine settimana, anche a causa della mareggiata che ha battuto le coste del Tirreno, migliaia di velette sono state gettate a terra: particolarmente rilevante ante nel fenomeno sul viale Italia di Livorno, dove gli organismi in decomposizione hanno per alcune reso l’aria quasi irrespirabile per il forte odore di ammoniaca.
In Liguria, riferisce ancora l’ARPA – un monitoraggio delle velelle ha cadenza bimestrale lungo 4 transetti localizzati tra 3 e 12 miglia nautiche dalla costa davanti a Vado ligure, Genova Voltri, Portofino e Punta Mesco. In caso di avvistamento, gli operatori Arpa Liguria hanno il compito di annotare coordinate, data e ora, condizioni meteo-marine, specie osservate, abbondanza, densità e tipo di aggregazione. I dati raccolti vengono quindi trasmessi al Ministero dell’Ambiente unitamente agli altri parametri rilevati.