LIVORNO – Il titolo scelto per l’ultimo incontro al Propeller Club di due giorni fa, – “La figura dell’agente raccomandatario marittimo nella rivoluzione dello shipping” – credo sintetizzi bene i temi che riguardano una professione che, dal 1977 ad oggi, ha modificato alcuni aspetti pur mantenendone l’originaria funzione di garanzia che da sempre ne ha contraddistinto il ruolo e che – dopo 40 anni – sta facendo sorgere l’esigenza di procedere ad una revisione della legge istitutiva che tenga conto dell’evoluzione dei tempi e del mercato. Ciò pur senza stravolgere i principi e le responsabilità che, da sempre, regolano la professione, ma tenendo presente il mantra della decarbonizzazione.
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Ed è in tale contesto che l’agente marittimo è inserito, nel pieno di questi cambiamenti, come lo sono del resto gli armatori e tutti gli altri attori del cluster. Partiamo allora da due normative europee che hanno un minimo comune denominatore, ovvero il rischio di una de-localizzazione dei traffici. In entrambi i casi rischiamo di trovarci di fronte, contemporaneamente, sia ad un business leakage, cioè al trasferimento di partite economiche verso porti viciniori a quelli europei che si affacciano sul Mediterraneo, sia ad un carbon leakage, ovvero non ad una riduzione delle emissioni, ma al loro ‘semplice’ trasferimento a qualche chilometro – o miglio nautico – di distanza.
Parliamo chiaramente dell’ETS (“Emission Trading System”) e dell’ETD (“Energy Taxation Directive”).
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