GENOVA – La carenza di personale cui devono far fronte nel Nord Italia gli uffici dei PCF (posti di controllo Frontalieri) e dell’USMAF (uffici di sanità marittima e aerea e di frontiera), ambedue dipendenti dal Ministero della Salute, si sta facendo drammatica.
Si tratta – scrive Spediporto – per i non addetti ai lavori, di uffici che svolgono una funzione strategica per il Paese nei controlli, in particolare in importazione, poiché sono addetti al controllo su prodotti di rilevanza sanitaria come dispositivi medici, cosmetici e farmaci non autorizzati in Italia, importati da Paesi non appartenenti all’Unione Europea (gli USMAF) e su animali, prodotti di origine animale e mangimi di origine animale, oltre che partite di alimenti e mangimi di origine vegetale e di materiali e oggetti a contatto con alimenti (MOCA) – ad esempio posate e piatti.
Al grido di dolore lanciato da Spediporto nei giorni scorsi, per voce del direttore generale, 👤 Giampaolo Botta, si unisce anche Alsea. Ha dichiarato 👤 Andrea Cappa, segretario generale di Alsea: 🗣️ “Quanto sta avvenendo in Liguria sta penalizzando gli importatori italiani ed, in ultima analisi, i consumatori. I ritardi che si registrano ai porti di Genova e Vado rallentano le procedure e possono avere ripercussioni sui prodotti e sui loro costi.
🗣️ “Da oltre tre anni abbiamo un tavolo aperto – continua Botta – tramite Confetra e Fedespedi, con il Ministero della Salute che sta effettivamente producendo uno sforzo importante per trovare medici, veterinari e tecnici. La verità, però, è che, nonostante i concorsi e lo scorrimento delle graduatorie, pochi di quelli che hanno vinto il concorso poi accettano la proposta di lavoro del Ministero. Evidentemente – prosegue Andrea Cappa – questi posti non sono attrattivi o perché pagati in maniera insufficiente o per altre ragioni che non conosciamo. Le aziende milanesi e lombarde scontano grosse difficoltà poiché non si può dimenticare che oltre il 50% dell’import export delle merci della Lombardia passa dai porti liguri.”