Un tesoro dai rifiuti elettronici

ROMA – Un’inchiesta di Altroconsumo lancia l’allarme sulla scarsa efficacia del sistema di gestione dei rifiuti elettronici in Italia. Se non vengono adottate misure tempestive, l’illegalità è destinata ad avere la meglio. Altroconsumo ha già denunciato al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica i flussi paralleli, chiedendo azioni immediate contro i furti di RAEE.

Altroconsumo, in collaborazione con Erion Weee (il principale consorzio italiano di gestione dei rifiuti elettronici), ha seguito 264 apparecchi elettronici dotati di trasmettitore gps, una sorta di pulce elettronica, rivelando una realtà inquietante: il 34% di essi non raggiunge le destinazioni previste, finendo invece in percorsi illegali. L’inchiesta ha coinvolto 370 cittadini intenzionati a sostituire i loro vecchi apparecchi con nuovi modelli. Alcuni hanno optato per il ritiro da parte degli addetti del Comune, altri hanno usufruito del servizio tramite i negozi, altri ancora hanno consegnato il loro dispositivo all’isola ecologica. Di quei 370 Raee originariamente raccolti, con l’aiuto di tecnici specializzati e trasmettitori GPS, è stato possibile seguire in tempo reale il percorso di 264 Raee, mentre di 106 apparecchi si sono perse misteriosamente le tracce durante il viaggio. Come spiega Altroconsumo: “All’interno di ogni elettrodomestico (tra frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici, asciugatrici, congelatori) tecnici specializzati hanno inserito un trasmettitore gps a batteria, in grado di garantire il monitoraggio a distanza del Raee. Una procedura analoga è stata fatta per i dispositivi digitali (come tablet, notebook e smartphone) sui quali è stato applicato un trasmettitore di dimensioni più piccole. La trasmissione del segnale è avvenuta tramite la rete di telefonia mobile attraverso una scheda sim. Mentre il 66% ha raggiunto gli impianti autorizzati, il rimanente 34% ha preso direzioni impreviste, dimostrando che una parte dei rifiuti elettronici diventano preziosi tesori da sottrarre ai percorsi ufficiali di smaltimento”. Come dimostrato dall’inchiesta dunque, una buona percentuale degli apparecchi elettronici non arriva agli impianti autorizzati, dove i rifiuti dovrebbero essere trasformati nuovamente in materie prime. Il motivo per cui i dispositivi escono dai corretti percorsi di smaltimento risiede nell’appetibilità dei Raee, ricchi di elementi preziosi come oro, argento e rame.

Ma dove finiscono esattamente?

L’inchiesta ha rivelato che alcuni Raee superano i confini nazionali, alcuni dispositivi sono stati localizzati in Slovenia ma anche in Senegal, Egitto e Marocco. Gli apparecchi finiscono sostanzialmente nei mercatini dell’usato o vengono ritirati dai rottamai.

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