LIVORNO – Se, da un lato, il processo di de-carbonizzazione è un processo imposto dal legislatore europeo ed è ineluttabile, dall’altro lato, il regime ETS prevede che i proventi derivanti dall’applicazione della misura debbano essere “spesi” per investire in – e accelerare il passaggio a – forme di trasporto che contribuiscano in modo significativo alla de-carbonizzazione del settore marittimo. È la conclusione del dibattito al Propeller Livorno riferita dall’avvocato Luca Brandimarte che ha diretto la serata.
Il tutto – ha detto ancora Brandimarte – anche con riferimento al miglioramento dell’efficienza energetica delle navi, dei porti, nonché all’utilizzo di tecnologie ed infrastrutture innovative e combustibili alternativi sostenibili (come l’idrogeno e l’ammoniaca prodotti a partire da fonti rinnovabili) e tecnologie di propulsione a zero emissioni (Cfr. art. 10, par. 3, lett. f), Direttiva (UE) n. 959/2023).
Se stimiamo il gettito che l’ETS può generare in Italia su base annua (pari a circa 7,5 miliardi di Euro), si può ipotizzare che, ai sensi della normativa europea, il 75% di tale importo sia ri-assegnato al nostro Paese (in quanto paese produttore) che, a sua volta, deve destinarlo alla de-carbonizzazione del settore.
L’impianto normativo nazionale di riferimento sull’argomento, da cui prendere spunto in un’ottica di riduzione delle emissioni e di promozione degli investimenti a favore di basse emissioni di carbonio, seppur riferito ad altri settori del trasporto [ndr: quello aereo], è già esistente ed è il D.Lgs. n. 47/2020.
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