Decreto Rinnovabili, pro e contro
MILANO – La proposta contenuta nello schema di decreto Rinnovabili (cosiddetto Ferx) del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha diversi pregi – sostiene Althesys – ma generalizzare lo strumento dei contratti per Differenza (CfD) per tutti gli impianti di produzione di elettricità verde potrebbe disincentivare gli investimenti rivolti al mercato, come ad esempio gli impianti remunerati sui mercati all’ingrosso dell’energia oppure tramite contratti PPA.
È quanto Althesys – società di consulenza strategica indipendente specializzata nei settori energetici e ambientali – ha risposto alla consultazione del Ministero sui prossimi “incentivi per gli impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività di mercato”.
Al cuore della consultazione, che si è conclusa pochi giorni fa, c’erano due tipi di contratti per differenza a due vie: uno centralizzato e l’altro decentralizzato. Nel primo, lo Stato imporrebbe quantitativi di energia, localizzazione e tipo di impianti rinnovabili da installare attraverso procedure competitive dal 2024 al 2028. Nel secondo tipo di contratto, il suo ruolo sarebbe limitato a definire le quantità di energia e la localizzazione, mentre gli operatori sarebbero responsabili della scelta delle tecnologie, affidandosi ai costi minori, alla migliore efficienza e ai tempi più veloci consentiti dal mercato e dal principio di neutralità tecnologica.