L’UE condanna la pesca a strascico

BRUXELLES – Anche la pesca a strascico entra nel mirino della commissione europea per favorire la salute dell’ecosistema marino. “Chiederemo agli Stati membri – ha scritto di recente la Commissione – di darci una tabella di marcia entro il 2024: crediamo siano tutti consapevoli della necessità di fare progressi sulla pesca sostenibile e la tutela degli ecosistemi, soprattutto nel Mediterraneo”, spiegano dalla Commissione europea.

Oltre al Piano d’azione per le aree marine protette, il pacchetto UE prevede misure per aumentare la selettività delle catture e migliorare la trasparenza per l’attribuzione delle quote pesca a livello nazionale per premiare di più le pratiche sostenibili e la piccola pesca. “La politica comune della pesca datata 2013 – spiegano dalla Commissione – ha tutti gli strumenti per affrontare le sfide della sostenibilità, ma serve applicarla pienamente”. In questa chiave si propone di eliminare la pesca a strascico, considerata distruttiva per i fondali, entro il 2040.

“In generale nel Mediterraneo si notano miglioramenti per alcuni stock ittici, mentre altri sono ancora a rischio e solo dopo una piena applicazione del Piano il Mediterraneo Occidentale potremo tirare le somme”. Lo ha detto il commissario Ue alla pesca Virginijus Sinkevicius a margine della presentazione del nuovo pacchetto Ue per la pesca sostenibile. “Ringrazio le comunità della pesca” del Mediterraneo, “che stanno facendo grandi sforzi” per riportare lo sfruttamento degli stock ittici a livelli sostenibili. Il piano per il Mediterraneo, che coinvolge Italia, Spagna e Francia, “è pensato proprio per garantire la pesca sostenibile, che fa parte della cultura e dei mezzi di sostentamento delle comunità costiere, alle quali dobbiamo continuare ad assicurare un settore profittevole e resiliente”.

Per pesca sostenibile s’intendono i sistemi “calibrati” su determinate specie ittiche, ma non lo strascico, malgrado da tempo le maglie di queste reti siano state notevolmente allargate per legge.

Ovviamente c’è rivolta nelle comunità dei pescatori, non solo italiani, perché si condanna un’attività millenaria che ha dato sostentamento a intere comunità costiere.

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