Finalmente il ruolo dell’Italia
LIVORNO – Il “rapporto sulla civiltà del mare”, oggetto del ricco convegno di lunedì all’Accademia Navale organizzato dalla Fondazione Leonardo (la multinazionale con un importante ruolo anche nella Difesa), aveva come sottotitolo “Il ruolo dell’Italia su geopolitica, strategia, interessi del mondo subacqueo”: un mondo che nell’intera giornata di lavori, con un pubblico di primo piano in campo scientifico e imprenditoriale, ha ascoltato dotti interventi sia sul piano dell’archeologia subacquea che dell’organizzazione legislativa italiana – un coacervo di competenze incrociate nel quale lo stesso ministro delle Politiche del Mare – Nello Musumeci ha confessato di essere impantanato – e della cultura.
Ma dell’impegno crescente per vigilare anche militarmente il profondo del nostro mare si è parlato più che altro per perifrasi ed accenni (Credendino: è iniziata la corsa al controllo degli abissi.
Profumo: la sfida per le grandi profondità in aggiunta a quella degli spazi aerei) salvo l’annuncio, molto concreto, della prossima creazione a La Spezia – entro l’anno prossimo – di un “Polo nazionale” nel quale far confluire tecnologie e strategie perché i nostri fondali non siano più né sconosciuti né indifesi.
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Perché tanto improvviso interesse per i fondali marini?
Perché è su di essi che si stanno sviluppando i confronti di una nuova competizione mondiale.
Non si sono mai viste – è stato detto nel convegno – tante navi militari, sia russe che americane, a volte di “ricerca” (ovvero spia) come in questi ultimi tempi: navi da guerra, sottomarini anche nucleari, sonde di alta profondità, e altro ancora: perché sul fondo del mare corrono oggi le arterie più importanti delle comunicazioni di Internet ma anche gli oleodotti e i gasdotti, che rappresentano la base dell’economia.
La competizione geologico-militare che investe il Mediterraneo dunque non può tener fuori l’Italia: e le proteste, con tanto di volantinaggio, che alcune associazioni più o meno velleitarie hanno tenuto davanti all’Accademia, sembrano non capire che non si tratta di fare una guerra subacquea, ma di difenderci da giochi di guerra altrui.
Così il ministro Crosetto, intervenuto via web, in chiusura del convegno, si è impegnato per il Governo a dare il giusto valore alla parte che compete nella nostra Nazione.
Antonio Fulvi
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