FIRENZE – I monitoraggi annuali della qualità dell’aria nei porti di Livorno e Portoferraio (Isola d’Elba), realizzati per il progetto Aer Nostrum – Aria bene comune hanno permesso di identificare alcuni contributi specifici delle attività portuali.
La qualità dell’aria nelle città portuali è uno degli aspetti ambientali di maggiore interesse per le comunità locali, in particolare in quelle città in cui il tessuto urbano è limitrofo all’area portuale come a Genova, Livorno, Cagliari, Ajaccio, Bastia, Nizza e Tolone che sono state le protagoniste del Progetto europeo Aer Nostrum – Aria bene comune ideato per poter valutare il monitoraggio della qualità dell’aria nell’ambito delle aree urbane vicino e dentro i porti nelle cinque regioni dell’area del Programma di cooperazione Italia-Francia Marittimo 2014-2020 Toscana, Liguria, Sardegna, Corsica e PACA (Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra).
Durante le campagne stagionali i dati orari relativi agli indicatori rilevati dal mezzo mobile sono stati visibili in modalità “real time” per una immediata consultazione da parte della cittadinanza, mentre adesso, a campagna conclusa, sono disponibili sul sito ARPAT, scegliendo il sito di interesse (Fortezza Vecchia, Calata Bengasi, Portoferraio), i dati giornalieri relativi agli indicatori delle polveri PM10 e PM2.5 e dei gas quali monossido di carbonio (CO), biossido di zolfo (SO2), il benzene e gli ossidi di azoto (NO2).
Sostanzialmente i monitoraggi annuali della qualità dell’aria nei porti di Livorno e Portoferraio (Isola d’Elba), realizzati per il progetto Aer Nostrum a diversa risoluzione spaziale e temporale, hanno permesso di acquisire informazioni su alcuni contributi specifici delle attività portuali come anticipato nei poster presentati dal Centro Regionale Tutela qualità dell’aria in occasione di seminari e convegni.
In particolare durante il progetto sono stati effettuati approfondimenti specifici per le polveri, su cui tutti i partner hanno effettuato focus differenziati in area portuale e limitrofa nell’ambito dell’analisi delle fonti.
Per tale indagine ARPAT ha utilizzato strumentazione, che permette di effettuare la speciazione granulometrica, ovvero di conoscere la distribuzione del PM nelle classi dimensionali; in particolare per lo studio delle dimensioni e delle concentrazioni numeriche delle polveri è stato utilizzato un contatore ottico di microparticelle (detto OPC) con diametro compreso fra 0,28 e 30 μm (10 -6 m) e un nanoscan, capace di frazionare le particelle con diametro fra 10 e 250 nm (10 -9 m), entrambi con risoluzione temporale al minuto.
L’analisi delle frazioni granulometriche del particolato, con risoluzione temporale di medie al minuto, incrociata con i dati metereologici, ha permesso di distinguere in alcuni casi specifici i contributi delle diverse sorgenti nei due siti all’interno del porto di Livorno, evidenziando ad esempio per il sito di Fortezza Vecchia una componente con provenienza dal mare (PM2.5 e PM1) e una componente più grossolana con provenienza dall’area portuale interna (PM10 e PM2,5) dovuta probabilmente all’indotto.