LONDRA – Si era partiti già una decina d’anni fa con la sperimentazione, da parte del colosso danese 🛳 Maersk di una petroliera dotata di vele rotanti in grado di tagliare 📉 del 1⃣0⃣% i consumi 🛢 e di conseguenza anche le emissioni.
Era stata utilizzata una versione modernizzata di una tecnologia degli anni Venti, ovvero le vele rotanti, inventate dall’ingegnere tedesco 👤 Anton Flettner.
Queste vele sfruttano una legge della fisica, l’“effetto Magnus” 🔃, secondo cui un corpo rotante investito da una corrente d’aria (in questo caso il vento 🌬) genera una zona di bassa pressione da un lato e di alta pressione dall’altro.
Questa differenza di pressione fa sì che l’aria spinga il cilindro con una energia ben superiore a quella usata per farlo girare. Con questa tecnologia Flettner nel 1926 attraversò l’Atlantico su una nave equipaggiata con due vele simili, la “Buckau“, abbandonando poi il progetto, reso obsoleto dall’efficienza dei motori diesel.
Rispetto al momento in cui questa tecnologia è stato messa da parte, prima degli anni ’30, la situazione è radicalmente cambiata. E adesso si legge che 🛳 MOL, la giapponese Mitsui, ha già ordinato un cargo con due vele cilindriche Fletter.
Dal punto di vista ambientale, riuscire a ridurre i consumi delle navi sarebbe una conquista molto significativa.
Il progetto riprende, con i dovuti aggiornamenti, quello finanziato allora per Maersk in gran parte dall’ETI (Istituto per le tecnologie energetiche del Regno Unito) con il contributo di 🛳 Tankers Maersk e Norsepower.