Cose di casa

LIVORNO – Rieccoci. Abbiamo brindato al Natale laico, abbiamo pregato nel Natale religioso. Ci siamo letti i quotidiani di questi giorni di festa, abbiamo trangugiato interviste, conferenze, sentenze, progetti, promesse. Non ci hanno fatto mancare niente. L’anno che verrà, come cantava Lucio Dalla, per alcuni sarà da segnare come risorgimento (“Alba cum lapilla” dicevano i romani) per altri “metteremo i sacchi di sabbia davanti alla finestra”. Nel mio piccolo, mi sono riscoperto cartesiano. Diceva il filosofo Descartes: “Ricordati di dubitare di tutto”. Amen. Solo che senza credere in qualcosa si va poco lontano. Magari non riesumiamo il “Credere, Obbedire, Combattere” di infausta memoria, ma proviamo a credere. Per esempio, in alcune cose che sono successe in questi giorni e in quelle che ci hanno promesso.

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Partiamo dalla città di Livorno. Il sindaco Luca Salvetti ha giocato d’ironia presentandosi, con la giunta comunale, all’insegna di una battuta divertente: “La giunta dà i numeri”. Pochi hanno colto l’implicita auto-assoluzione, fatta con intelligenza in tono scherzoso ma nemmeno troppo. I fatti visti da Salvetti: con Voltaire (“Candide”) siamo nella migliore delle città possibili, ovvia la ricandidatura sua e della giunta (ohibò, qualcuno aveva adombrato cambi nel settore femminile), ovvie le lodi ripetute alla giunta stessa (“Asinus asinum fricat” dicevano sempre i cattivi padri latini) chiamata a velocemente scegliere un numero tra quello del libretto (a colori, dorso rilegato, annessa altra auto-celebrazione anch’essa a colori sulla riutilizzazione degli ex hangar degli autobus pubblici, modestamente ribattezzati “Hangar creativi”). Vabbé. Noi al sindaco Salvetti vogliamo bene, anche perché molte buone cose in effetti le ha realizzate, e altre ne farà nei limiti del possibile. Poi ci ha dimostrato che la vecchia battuta di Indro Montanelli sui giornalisti (Salvetti è un buon giornalista) va interpretata e adattata. Diceva Indro: “Il giornalismo è un mestiere duro, ma è sempre meglio che lavorare”. Beh, Luca ha scoperto che per fare il sindaco bisogna lavorare. Specie Livorno, dove vale l’eterna parola d’ordine. “Se vuoi far come ti pare, vai a Livorno”. Auguri.

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