La neverending story di Bruno Lenzi
👤 Bruno Lenzi fa parte della storia del porto di Livorno: o più, della storia della stessa Livorno.
È una premessa doverosa perché nel pubblicare uno stretto riassunto della lunghissima, addolorata e a volte davvero pesante lettera 📑 che ci ha inviato, dobbiamo anche ricordare che l’ex presidente della Porto 2000, l’ex commissario dell’AdSP, l’ex operatore portuale con tanti ruoli ed alcuni importanti successi, è da oltre 15 anni (!) letteralmente massacrato da un’inchiesta giudiziaria di cui non si vede la fine.
Le sentenze non si discutono, si applicano dice un vecchio e saggio refrain: ma finché non sono definitive, come insegna il diritto, rimane la presunzione di innocenza, non di colpevolezza.
Da qui il nostro diritto – dovere di sintetizzare il lungo, durissimo j’accuse inviatoci (4 pagine fitte) anche nelle parti che non riteniamo di poter condividere.
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Pur essendo da oltre 15 anni un personaggio scomodo, avendo subito e continuando oggi a subire vessazioni e ingiuste persecuzioni, (omissis) vorrei richiamare l’attenzione su quanto la Procura della Repubblica di Firenze ha ricostruito in relazione alla mia vicenda, attraverso l’inchiesta del magistrato dell’Antimafia dottor Giulio Monferini: fatti rilevanti, (omissis) ad oggi mai chiariti dai responsabili, né presi in considerazione dalle autorità locali e dalla stampa.
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Tutto ciò premesso, mi preme però ricordare la situazione del porto di Livorno quando anch’io ci lavoravo.
Un porto che oggi è “colonizzato” ma che prima era considerato, sui risultati, uno dei primi del Mediterraneo. “Colonizzato” perché oggi, dopo essere stato gestito da milanesi e genovesi, è in mano ai cugini di Piombino, che occupano i ruoli più importanti e direttivi dell’AdSP.
Da anni ormai il porto è alle prese con la privatizzazione della società passeggeri Porto 2000, operazione che non andava fatta (omissis) anche perché ai miei tempi la società aveva entrate da 1,5 a 2 milioni di euro l’anno mentre oggi siamo all’80% in meno. (omisss), anche la gestione delle concessioni avviene non rispettano le regole che il primo presidente dell’AdSP Nereo Marcucci aveva stabilito, delegando le decisioni al comitato portuale, e con la necessità di accontentare gli armatori. Così dal monopolio della manodopera siamo passati al monopolio degli armatori (omissis).
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Bruno Lenzi chiude la lunga lettera sostenendo amaramente che “ci resta solo speranza”. Per fortuna, guardando il porto e conoscendo gli operatori che vi lavorano, la dura realtà di questa crisi mondiale sembra non aver tagliato le gambe alla voglia di lavorare, di creare e di guadagnare, stringendo i denti anche di fronte a recessione, guerre, burocrazia contenziosi.
Nessun commento 😶😶 alle accuse formulate da Lenzi se non una umana considerazione: 15 anni sotto giudizio non sono l’espressione di quella giustizia giusta che tutti vorremmo.
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