Ferragosto Porti miei non vi conosco
LIVORNO – Guai ai guastafeste, volgarmente detti rompicoglioni: però bisogna prendere atto che trovare qualche ufficio pubblico aperto in questi giorni è voler credere nelle sirene. Ulisse, per ascoltarne il magico canto senza lasciarci la pelle, si fece legare all’albero della nave. Noi non ne abbiamo bisogno: tut-tut-tut è l’unica risposta telefonica degli uffici e anche dei cellulari. Non si può dire che incanta come le mitiche sirene, ma è significativo. L’Italia pubblica si è fermata: come disse a Bruto lo spirito di Cesare assassinato, “ci rivedremo a Filippi”. Cioè fine agosto all’inizio di un settembre annunciato già con fulmini e saette.
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Non avendo noi la sfera di cristallo, non possiamo prevedere se saranno davvero fulmini e saette oppure finalmente una presa d’atto, da parte degli italiani, che per governare bene questo nostro paese per tanti versi ingovernabile ci vuole un governo davvero rappresentativo dei problemi reali, dove non ci si becchetti l’un l’altro come i famosi polli di Renzo (Promessi Sposi del Manzoni). Abbiamo visto che malgrado tutto l’economia produttiva ha tirato. Qualcuno pensa che sia stato proprio perché il governo ha potuto governare poco, inchiodato dai reciproci veti. Ma entro nella politica, che non è il mio campo né quello del nostro giornale. Così, davvero tutti al mare e “tiremm’innanz”.
Come giornale della logistica e dei traffici, ne prendiamo atto. Anzi, a questo punto ce ne andiamo al mare anche noi. Chiude la nostra tipografia e comunque siamo certi che ci aspetterete con la consueta simpatia. Buon Ferragosto. (A.F.)
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