In duemila dormono sul fondo

GENOVA – Sul sito di “Daily Nautica”, sempre ricco di notizie spesso in esclusiva, viene ricordato in questi giorni uno degli episodi più drammatici della Prima Guerra Mondiale in mare.

Nell’estate del 1916, nell’infuriare della grande guerra – scrive Riccardo Bottazzo sul web – il piroscafo passeggeri Principe Umberto, convertito in nave trasporto truppe, lasciò le coste dell’Albania.

La sua missione era trasportare i fanti del 55º reggimento ad un porto dell’Italia Settentrionale da cui avrebbero raggiunto l’altopiano di Asiago per fronteggiare l’offensiva austroungarica.

A bordo erano imbarcati, tra marinai e soldati, 2821 uomini. Pochi di loro sarebbero sopravvissuti alla traversata. L’8 giugno, poche ore dopo la partenza avvenuta alle 19, il convoglio costituito anche da quattro incrociatori, fu individuato da un sommergibile austroungarico che colpì il Principe Umberto sulla murata di poppa con un siluro causando l’esplosione della sala macchine. La nave si inabissò in pochi minuti, trascinando sul fondo 1926 uomini. 

Cento e sei anni dopo, il relitto del Principe Umberto è stato individuato a circa 15 miglia a sud ovest di Capo Linguetta, a Sud della costa albanese. La scoperta è avvenuta un mese fa ad opera di uno dei cacciatori di relitti più famoso l’ingegnere Guido Gay.  Prima di dare alla notizia alla stampa, Gay ha aspettato di esplorare il relitto con un mezzo marino robotico da lui stesso realizzato per avere la certezza che lo scafo individuato col sonar a 930 metri di profondità fosse proprio il Principe Umberto.

E lo è: la tomba di quasi duemila fanti e marinai d’Italia.

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