Chi brinda e a chi i fichi secchi
LIVORNO – Torniamo con queste poche righe sul tema del Pharma Village, con annesse prospettive di insediamenti manifatturieri, industriali e logistici. Ascoltando con attenzione gli interventi di martedì scorso al Vespucci,
è stato facile dedurne con il Pharma Village rappresenti solo la punta dell’iceberg:
e che il grosso, quello ancora sommerso, possa diventare in un crescendo non lontano la svolta epocale non solo per l’ex “palude dei gabbiani” – come ha ricordato scherzando il presidente Giani – ma per l’intera reindustrializzazione della fascia costiera tra Livorno e Piombino.
Porto, interporto e aeroporto: un tridente che comincia finalmente ad attirare investimenti.
Possiamo brindare?
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Lo faremmo volentieri, ma ci tocca fare, ancora una volta, la parte dei guastafeste: ovvero,
interrogarci sul fatto che la Pharma Valley sta partendo a ritmo accelerato mentre la Darsena Europa ci sarà (forse) tra quattro anni, e fino ad allora dovremo fare i conti con una coperta portuale maledettamente corta.
L’ha riconosciuto anche Luciano Guerrieri, che con onestà intellettuale non si è tirato indietro. Mentre lui parlava al Vespucci, in rada davanti al porto di Livorno c’erano una mezza dozzina di navi all’ancora, in paziente (paziente?) attesa di un attracco. Compresa una nave di cellulosa – uno dei traffici più ricchi del porto – che dopo svariati tira-e-molla è stata infilata sulla sponda Est della Darsena Toscana, dannatamente lontana dai magazzini dedicati. Le navi di Grimaldi le sbattono sulle banchine più impensate, le crociere hanno ricominciato ad arrivare ma anch’esse sono sbattute qua e là.
Della serie: a terra si brinda e a mare si fanno le nozze con i fichi secchi?
A.F.
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