Monitoraggio specie aliene a Piombino e a Livorno
FIRENZE – Le specie invasive in mare sono considerate una delle principali cause di riduzione della biodiversità dovuta alle possibili alterazioni degli habitat e degli equilibri degli ecosistemi. Per questo – sottolinea l’agenzia toscana ARPAT per l’ambiente – la Direttiva europea sulla Marine Strategy prevede uno specifico descrittore dedicato al monitoraggio in mare delle specie non indigene, dette NIS, introdotte dalle attività umane.
Il MiTE, Ministero responsabile per l’attuazione della direttiva, ha affidato alle Agenzie ambientali i monitoraggi nelle aree a maggiore rischio di introduzione di specie aliene e nel Summary Report pubblicato a fine 2018 il numero di specie inserito nella lista delle NIS presenti nei mari italiani era di 244 specie aliene, 16 specie criptogeniche (origine sconosciuta), 15 specie dubbie, oltre a 58 specie per le quali sono necessarie ulteriori verifiche in letteratura.
In Toscana l’attività di monitoraggio svolta da ARPAT dal 2015 al 2018 per le specie non indigene (NIS) si è incentrata su due stazioni nell’area portuale di Piombino che è risultato composto da una comunità biologica ricca di NIS e specie criptogeniche.
Il trasporto marittimo sembra essere il principale responsabile dell’introduzioni di specie non indigene nei mari dell’UE, infatti la presenza di una NIS è il risultato di una introduzione volontaria o involontaria principalmente attraverso le acque di zavorra delle navi e il “fouling” ossia le incrostazioni che ricoprono gli scafi. Un’altra modalità di introduzione di NIS è anche attraverso l’acquacoltura, in modo volontario con le specie allevate e involontario con le specie associate.
Dal 2021 il modulo operativo di monitoraggio delle NIS è stato aggiornato e prevede una serie di attività a livello sperimentale sia all’interno dell’area del porto industriale di Livorno che a Piombino presso l’impianto di molluschicoltura di Carbonifera, un’area sufficientemente distante dalla zona portuale per facilitare l’assegnazione delle NIS al possibile impatto degli impianti di molluschicoltura che potrebbero rappresentare un importante vettore di introduzione involontaria, dovuto alle frequenti traslocazioni.
Nel porto di Livorno la scelta del punto d’indagine è caduta sulla banchina Lorenzini dove si sta utilizzando, a livello sperimentale, una nuova tecnica adottata anche da ARPA Emilia Romagna e da ARPA Liguria, quest’ultima capofila della sottoregione Mediterraneo Occidentale della Strategia Marina di cui ARPAT fa parte.