Caro energia: tempesta (im)perfetta anche sui porti

ROMA – Il presidente di Assoporti Rodolfo Giampieri s’è trovato la patata bollente del caro energia tra le tante da affrontare con il governo: patata relativamente nuova e non prevista, anche se all’orizzonte dei porti già da tempo piovevano fulmini.

Fatto sta che nel PNRR tutto punta alla elettrificazione spinta dei porti – con tanto di clausola secondo cui non fa perdere i soldi – ma non si è specificato che pannelli solari e ventilatori non basteranno certo a coprire i consumi portuali: e quindi l’elettrificazione comporterà un pesantissimo aggravio dei costi dell’operatività, che si rifletterà – anzi, si sta già riflettendo – sui costi del lavoro e quindi della logistica.

Sul tema è stato molto chiaro due giorni fa sulle pagine del loro quotidiano, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi: le aziende sono già in ginocchio, ce ne sono specie nel campo delle produzioni energivore, stanno rimutandogli ordini perché andrebbero in rimessa.

Come scriviamo qui a fianco, nel campo del vetro e delle ceramiche i principali produttori italiani hanno addirittura sospeso la produzione e rifiutano gli ordini.

Per le bottiglie da vino stanno arrivando importanti forniture dal Brasile, dove il settore ha buone scorte: ma ovviamente a prezzi di mercato. Per il resto, il comparto industriale, ma anche quello della logistica portuale e dei trasporti – magazzini compresi – sta soffrendo e non considera il provvedimento di “ristoro” del governo determinanti per far fronte alla crisi. Quello che occorre – come ha detto lo stesso Carlo Bonomi – è accelerare al massimo l’utilizzo del gas nazionale, che troppo a lungo è stato bloccato per i diffusi “niet” alle trivellazioni già attuate o programmate. Ci sono, malgrado la crisi, ancora “niet”, come gli ultimi pochi giorni fa da istituzioni della Sicilia, che persistono nei divieti malgrado alcune aree marine della costa abbiano importanti giacimenti.

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