Cold ironing e sogni
LIVORNO – I soldi sono promessi, non ancora in saccoccia: ma per chi presenterà progetti concreti ed approvati, arriveranno entro giugno. E il sindaco di Livorno Luca Salvetti, con il proprio staff tecnico, è deciso a non farsi scappare l’occasione. Così nei giorni scorsi ha presentato un corposo carnet d’interventi. 110 milioni di euro che pioveranno come la manna sulla città, nel quadro di quella grandiosa scommessa che è il PNRR, ovvero il piano che l’Unione Europea pretende in cambio dei soldi.
Il sindaco Luca Salvetti, davanti al manifesto che recita “next generation, Livorno domani”, ha riferito che è stato costituito uno staff operativo, è stato anche stampato un depliant con l’elenco punto per punto.
In stretta sintesi, ecco la lista:
- 28 milioni per la qualità dell’abitare (dogana d’acqua, cisternone, nuovo ospedale, area stazione);
- 13,9 milioni per mezzi pubblici elettrici;
- 10 milioni per il patrimonio Erp (case popolari da riqualificare;
- 2,5 milioni per messa in sicurezza scuole (facciata Marradi);
- 2 milioni per il parco Baden Powel;
- 1 milione per la raccolta differenziata;
- 46 milioni infine per elettrificare le banchine del porto da un fondo complementare sui cui la UE spinge forte.
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Il tema dell’elettrificazione delle banchine è, come noto, uno degli imperativi categorici della UE: che chiede con forza impianti di “cold ironing” sia per le crociere che per le full-containers. Ed è forse uno dei temi meno convincente, per i tempi stretti almeno. A Livorno abbiamo sperimentato già, primi in Italia, un impianto “cold ironing”: è da anni inutilizzato in banchina, probabilmente già superato nella tecnologia, costato parecchio ma inutile e – come ha pudicamente ammesso il presidente Guerrieri – quasi certamente da “revampare”, cioè da rifare. Soldi da buttar via non ne avevamo allora e non ne abbiamo oggi. Perché il problema del “cold ironing” è doppio: da una parte l’energia elettrica che fornirebbe alle navi viene dalle centrali a terra, che sono già sotto stress e che praticano prezzi insostenibili; dall’altra le navi stanno ormai nascendo con impianti di produzione a bordo – generatori ecologici – che non richiedono supporti da terra, lo stesso Manuel Grimaldi non più di un anno fa disse che sul “cold ironing” era perplesso: vero che di recente ha fatto buon viso al diktat della UE, ma le sue navi oggi e domani difficilmente pescheranno corrente dalla banchina.
Per le crociere poi, il problema è anche più serio. Una nave della generazione attuale ha a bordo quasi 5 mila di persone, una città: e gli impianti stessi della vita comune assorbono il doppio di una cittadina. Se non producesse l’energia che le serve, svuoterebbe la rete elettrica urbana ad ogni sosta, con crisi dell’intera comunità (e le relative sollevazioni dei vari comitati NIMBY.
La soluzione? Né facile né immediata: i porti, ha detto spesso Guerrieri, devono diventare produttori e non solo consumatori di energia elettrica. Ma tra il dire e il fare…
A.F.
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