Imballaggi flessibili, più recuperi

Nella foto: Linee di produzione imballaggio flessibile.
MILANO – Il recupero degli imballaggi flessibili rappresenta una sfida che impegna tutti gli attori in campo e in particolare tre comparti che, nel complesso, sviluppano un fatturato di oltre 50 miliardi di euro: dai produttori di macchinari per la realizzazione degli imballaggi, alle aziende produttrici di imballaggi flessibili, fino al settore alimentare che ne è uno dei principali utilizzatori.
L’accordo, sottoscritto dal vicepresidente di Unione Italiana Food, Paolo Barilla, dal presidente di Giflex, Alberto Palaveri, e dal vicepresidente di UCIMA, Riccardo Cavanna, alla presenza del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e del sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica, on. Vannia Gava, si propone quindi di offrire alle aziende della filiera alimentare italiana soluzioni che rendano l’imballaggio flessibile più riciclabile e sostenibile. Un primo obiettivo concreto sarà quello di arrivare a recuperare e riciclare circa 50.000 tonnellate di materie plastiche da destinare ad una seconda vita, ipotizzando, come target di partenza, un recupero e riciclo del 50% di imballaggi flessibili raccolti.
Ogni anno, in Italia, vanno sul mercato circa 180.000 tonnellate di imballaggi flessibili, di cui l’80% destinati a protezione, conservazione, trasporto e commercializzazione di prodotti alimentari. Gli imballaggi flessibili, composti in prevalenza da materie plastiche, sono molto usati dall’industria alimentare, che li sceglie per il 50% dei suoi imballaggi. In termini di impatto ecologico, parliamo di un materiale molto sostenibile, visto che il 70% degli imballaggi flessibili è riciclabile, sebbene l’effettivo invio al riciclo sia condizionato da alcuni limiti legislativi e tecnologici.
Ogni anno, in Italia, vanno sul mercato circa 180.000 tonnellate di imballaggi flessibili, di cui l’80% destinati a protezione, conservazione, trasporto e commercializzazione di prodotti alimentari. Gli imballaggi flessibili, composti in prevalenza da materie plastiche, sono molto usati dall’industria alimentare, che li sceglie per il 50% dei suoi imballaggi. In termini di impatto ecologico, parliamo di un materiale molto sostenibile, visto che il 70% degli imballaggi flessibili è riciclabile, sebbene l’effettivo invio al riciclo sia condizionato da alcuni limiti legislativi e tecnologici (legati alla composizione stessa degli imballaggi flessibili, per lo più multistrato e/o multimateriale). Il tema dell’effettivo avvio a riciclo di questo materiale è di particolare rilievo per la nostra economia, sia perché gli imballaggi flessibili sono molto usati dal nostro settore agroalimentare (perché con la sua leggerezza ed efficienza permette, con poca materia prima, di garantire l’igiene del prodotto imballato, la sicurezza del consumatore e offrire le proprietà tecnologiche richieste dal mercato), sia perché l’Italia è tra i leader europei nella produzione di macchinari per la realizzazione di imballaggi flessibili e per il packaging (mercato che fattura complessivamente oltre 11 miliardi di euro). Proprio per non disperdere una risorsa così importante come gli imballaggi flessibili e dare un contributo concreto all’ambiente, oggi il vicepresidente di Unione Italiana Food (Paolo Barilla), il presidente di Giflex (Alberto Palaveri) e il vicepresidente di UCIMA (Riccardo Cavanna) hanno firmato un Protocollo d’Intesa che sancisce una collaborazione unica nel suo genere fra le tre associazioni. L’accordo è stato siglato alla presenza del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e del sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica, on. Vannia Gava.
Con la sigla di questo protocollo, le Associazioni si impegnano entro gennaio 2022 ad organizzare un primo tavolo di lavoro tecnico, con membri di altissimo profilo provenienti dalla filiera, per analizzare i problemi che ostacolano la sostenibilità e riciclabilità degli imballaggi flessibili ed elaborare possibili soluzioni. Al tavolo verranno invitati anche i funzionari del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), del Ministero della Transizione Ecologica (Mite), del Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) e del Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli imballaggi in Plastica (Corepla).
Le sinergie frutto del Protocollo d’Intesa saranno poi alla base della costituzione di una serie di gruppi di lavoro che si occuperanno, tra le altre cose, di verificare quali interventi tecnologici possano essere operati sulle linee di produzione di packaging e su quelle confezionatrici per rendere possibile l’utilizzo di nuovi materiali e di studiare soluzioni tecnologiche per migliorare i sistemi automatici di selezione e pretrattamento dei rifiuti di imballaggi in plastica ed evitare che vengano inviati in discarica o all’incenerimento. Ipotizzando, come target di partenza, un recupero e riciclo del 50% di imballaggi flessibili raccolti, un primo obiettivo sarà quello di recuperare circa 50.000 tonnellate di materie plastiche da destinare ad una seconda vita.