La “talpa” sta talpando al meglio
LIVORNO – Tocchiamo ferro, o se preferite il cornetto rosso portafortuna: perché la “talpa” meccanica che sta scavando il microtunnel sotto la strettoia dei Marzocco, a dieci giorni dall’inizio del suo lavoro “talpa” a tutta forza, ed è arrivata a lavorare proprio sotto il canale, dopo aver scavato un’ottantina di metri di terrapieno sulla sponda della torre. Alle velocità di circa 10/12 metri al giorno, se non ci saranno inconvenienti dovrebbe arrivare al pozzo del Magnale entro la metà del mese.
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Le operazioni, come già scrivemmo, sono tutt’altro che banali e rappresentano un caso pressoché unico: la gigantesca trivella viene spinta da potenti pistoni e morde il terreno con velocità varie, in relazione alla consistenza del materiale: da un paio di giorni ha finito di trivellare nell’argilla, e adesso sta bucando un conglomerato meno compatto, ma che si trova a venti metri di profondità sotto l’acqua, con tutele incognite sulla sua consistenza nei metri successivi. Il monitoraggio è costante e gli specialisti dell’impresa hanno già fatto un paio di verifiche all’interno, con tanto di successiva decompressione (nel tunnel scavato ci sono 3 atmosfere, quanto stare a 30 metri di profondità in mare).
L’ingegner Enrico Pribaz dell’AdSP, dirigente responsabile dell’intera operazione, è quasi sempre in cantiere: il progetto è anche suo, la responsabilità operativa anche. Tutte le fasi sono state studiate con estrema cura, il terreno da bucare stato crivellato da carotaggi, ma le sorprese in questi interventi non mancano. E siamo alla fase più delicata, quella sotto il canale, per un quarto della sua larghezza: gli altri 150 metri (circa) da perforare sono quelli che sboccano poi sul pozzo del Magnale, che ha dato tanti problemi. Ma che questa volta dovrebbe tenere, sulla base degli interventi di rinforzo fatti in precedenza.
Se tutto andrà come previsto – e speriamo che così vada – la “talpa” finirà di salpare a metà mese, poi ci saranno le operazioni di verifica e quindi di smontaggio di tutto il complesso apparecchio. Da gennaio si potrà cominciare a pensare con l’altra delicata operazione, il trasferimento dei tubi dell’ENI nel nuovo tunnel. E quindi partirà l’ultima fase, l’approfondimento e l’allargamento del canale. Come avere, finalmente, un porto nuovo: o quasi.
A.F.
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