Contro la violenza alle donne, parole e fatti
La signora Maria Cristina Benincasa, da Napoli, ci ha mandato questa accorata mail:
Giovedì scorso è stata celebrata, da quello che ho visto alla Tv ed ho letto sul giornale, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Tanti proclami, tante immagini di donne piangenti e di piazzali gremiti scarpette rosse, tante promesse di nuove leggi. Poi ho letto anche che nel 2021 sono state uccise in Italia, quasi sempre in ambito famigliare, oltre cento donne. Voi avete pubblicato, qualche numero fa, la notizia che anche il mondo delle navi è impegnato sulle Pari Opportunità, non discrimina sul lavoro tra uomini e donne, ovviamente condanna le violenze.
[hidepost]
Sembra davvero che ci sia una consapevolezza, finalmente, di norme aggiornate che proteggano noi donne in ogni ambito. Però poi ho dovuto constatare che nella discussione alla Camera dei Deputati, dedicata al tema, ad ascoltare la relatrice della mozione (solo una mozione…) c’erano soltanto otto parlamentari su oltre seicentocinquantamila: gli altri erano alla “buvette”, o a chiacchierare nei corridoi, o assenti. Credo sia il quadro reale dell’ipocrisia sull’argomento. Ho anche letto che solo l’intelligenza artificiale applicata anche alle mura domestiche e fuori potrà davvero proteggerci dalle violenze. Ma come?
*
Gentile signora, sulla violenza contro le donne, sui femminicidi (che brutto termine!) e in generale sulle Pari Opportunità ci sono corsi e ricorsi storici, come scriveva Giovanbattista Vico: se ne discute, si varano anche grida manzoniane, cioè destinate a rimanere pezzi di carta, poi ci si dimentica l’argomento salvo gli eccessi di protagonismo di qualche avanguardia. Non dobbiamo dimenticarci che nelle culture di molti paesi, suffragate anche dalle religioni, la violenza sulle donne è codificata: “Quando torni a casa picchiala, lo sa lei perché” è una vecchia massima dell’Islam integralista. E anche nella civilissima Europa del Nord i femminicidi sono più che in Italia, a conferma che la vera civiltà ancora non è davvero globalizzata.
In quanto all’intelligenza artificiale, le proponiamo un disegno-simbolo di un grande artista giapponese, su un racconto di fantascienza di Asimov negli anni ’90. In un prossimo futuro, ipotizzava lo scrittore russo-americano, solo i robot saranno in grado di garantire sicurezza e assistenza alle donne, rimaste pur sempre vittime dei soprusi. Estremizzazione di un realtà, perché alla fine la violenza non è (quasi) mai giustificata: e non lo è mai contro le donne, anche se qualche volta un bello schiaffo viene voglia di affibbiarlo. Scusate: voce dal sen fuggita/ non si riprende mai…
[/hidepost]