Visita il sito web
Tempo per la lettura: < 1 minuto

Barche, chi affonda e chi no

CECINA – C’era una volta un cantiere che si chiamava Calafuria: quello originale, non uno dei tanti clini che si sono susseguiti, nato dal genio di un maestro troppo presto scomparso, Vincenzo Catarsi. Era partito facendo le carrozzerie dell’altro genio, Giotto (nomen omen!) Bizzarrini, sagomandole quasi a mano in vetroresina: poi la serie infinita dei Calafuria, fino a un 42’ che oggi si ritrova in giro per il mondo, dalla guardia costiera della Croazia ai pescatori in Madagascar.

Ebbene, Vincenzo aveva fatto uno studio per rendere inaffondabile la vetroresina: non con la compartimentazione delle barche o l’inserto di poliuretano a cellula chiusa, ma proprio della vetroresina. Ci stiamo arrivando adesso, con l’inaffondabilità che secondo alcune proposte dovrebbe essere obbligatori anche per le piccole barche (natanti) per la navigazione entro le 6 miglia. Ci arriveremo?

Pubblicato il
6 Ottobre 2021

Potrebbe interessarti

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora

La quiete dopo la tempesta

Qualcuno se lo sta chiedendo: dopo la tempestosa tempesta scatenata a Livorno dall’utilizzo del Tdt per le auto di Grimaldi, da qualche tempo tutto tace: sul terminal sbarcano migliaia di auto, la joint-venture tra...

Leggi ancora