Anche il “Vittorio Veneto” demolito in Turchia
Un lettore, ufficiale di Marina in congedo, ci scrive in riferimento ai nostri recenti articoli sulla demolizione di navi della nostra Marina Militare inviate qualche settimana fa a un cantiere in Turchia:
Cara Gazzetta, ho letto con piacere le vostre critiche sul fatto che l’Italia manda le proprie navi militari a demolire in Turchia, lasciando senza lavoro i siti italiani autorizzati a quel lavoro. Ho anche preso atto dell’intervento dell’esperto Fabrizio Vettosi che parla di divario eccessivo di costi causa la maledetta burocrazia italiana.
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Vorrei aggiungere alle vostre notizie, che si riferivano ad alcune navette minori (rimorchiatori e poco più) qualcosa che mi ha colpito molto mesi fa: anche l’incrociatore lanciamissili “Vittorio Veneto”, una nave simbolo della nostra Marina Militare della storia degli anni ‘70, è stato inviato zitti zitti in Turchia lo scorso maggio per esservi demolito. Indipendentemente dal valore affettivo della nave – ci sono stato imbarcato anch’io con centinaia di altri italiani – possibile che la nostra Marina mandi le sue belle navi all’estero per smaltirle come spazzatura, facendoci poi tornale i materiali di recupero a caro prezzo?
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Caro signore, ci siamo occupati più volte della vicenda, in un imbarazzato e totale silenzio delle fonti ufficiali. Anche a noi piange il cuore (e il portafogli…) per una pratica che comunque il nostro Vettosi ha ben spiegato qualche numero fa. La politica sta continuando a sproloquiare alla TV e sulla grande stampa di riforme epocali (oltre che di genders ed altro…) ma il vero nodo della nostra economia e del nostro sviluppo, la caterva di leggi e leggine che inchiodano le nostre imprese, nessuno la scalfisce. Eppure già dai tempi dei Cesari, si sapeva che “multae leges mala repubblica”. Che sia necessario rimandare il Governo alle scuole medie inferiori?
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