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Assoporti rilancia sul Recovery Plan

Rodolfo Giampieri

ROMA – Un’assemblea molto partecipata, quella di lunedì scorso, con un presidente dell’associazione Assoporti, Rodolfo Giampieri, deciso a far restituire al consesso il ruolo che la riforma Delrio aveva ipotizzato e che fino a ieri era stato di fatto tradito. “I rapporti con il Governo – ha detto Giampieri nell’introdurre l’incontro – stanno funzionando, anche se i temi in ballo sono tanti. Ci stiamo tutti impegnando in particolare sul rendere i sistemi portuali italiani in linea con le direttive europee sull’ambiente: con il “cold ironing” ma specialmente con la creazione di reti interne di distribuzione ma anche di produzione dell’energia elettrica nei porti”. È una sfida, è stato riferito, che fa capo anche ai finanziamenti dedicati, ma che richiede progetti concreti in tempi rapidi da parte degli scali e specialmenre delle AdSP.

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Riferiremo ancora sull’assemblea e sui suoi temi. Assoporti non sottovaluta il problema principale dei porti italiani, quello di essere in gran parte storici, cioè nati dalle città ed oggi dalle città soffocati. Le ricette non sono nuove: ultimo miglio da “liberare”, utilizzo della ferrovia invece che delle strade, nuove strutture da realizzare verso il mare ma in un piano nazionale che eviti deleterie concorrenze tra porti vicini, operando per rafforzare le specializzazioni. Tema altrettanto importante, quello della formazione professionale: a fianco dell’altro tema, la semplificazione delle normative per accelerare i dragaggi portuali.

Un libro dei sogni e delle buone intenzioni? L’assemblea ha confrontato i problemi dando loro anche le priorità. Da parte delle AdSP c’è stata una confortante adesione alla necessità di velocizzare e di velocizzarsi. Assoporti sembra pienamente in grado di svolgere il compito che nella precedente gestione era stato più volte tentato, anche grazie alla capacità del presidente Rossi, ma frustrato da un assordante silenzio di Roma e dalla pandemia. Ci sono molte buone intenzioni, anche all’interno delle AdSP, che in troppi casi sono state viste come strumenti più burocratici (e…posapiano) che operativi, qualche volta utili alla politica locale per gonfiare i loro organici di “unti dal Signore”, per non dire altro. Ci sono AdSP che hanno più di un centinaio di dipendenti e l’insieme sfiorerebbe i 1600 dipendenti, come l’organico di una grande fabbrica, ma con squilibri notevoli tra tecnici formati (rari) e amministrativi o generici per non dire non specializzati. Forse arriverà anche il momento di mettere mano anche in questo campo.

A.F.

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Pubblicato il
15 Settembre 2021

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