Lauree e quote rosa nella realtà
Un’impiegata di una casa di spedizioni marittime che ci chiede di non citarla per nome, ci manda una lunga nota di amare considerazioni che proviamo a riassumere:
Leggo anche sul vostro giornale di tante campagne per le “Quote rosa” nel lavoro, ma mi pare che il principio sia fatto valere solo in politica, dove ci sono poltrone e non lavoro da spartirsi. Io sono laureata in lingue straniere, ho due figlie alle scuole medie e francamente non so cosa consigliare loro per gli studi successivi. Università? Master all’estero? Influencer di qualche porcheria per noi donne (ma come si diventa?). Ho potuto verificare che le donne laureate sono ancora una minoranza e che difficilmente trovano lavoro se non a bassa retribuzione.
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Per non rispondere con i “sentito dire” ci siamo documentati su un sito di studi universitari. In stretta sintesi, nel campo delle lauree più richieste, cioè quelle tecnico-scientifiche poste sotto l’acronimo di STEM (science, technology, engineering, mathematic) le donne in Italia sono ancora in minoranza rispetto agli uomini (16,2% rispetto al 24,7%). Peccato perché in questo campo si trova lavoro, nell’arco dei 5 anni dopo la laurea, nel 90,31% dei casi, contro meno dell’81% delle altre lauree non STEM. Siamo sempre nel campo statistico, che è come i famosi polli dell’apologo del Trilussa: se io mangio due polli e tu niente, statisticamente parlando ne abbiamo mangiato uno a testa. Però, tornando alle cose serie, oggi sono le lauree tecnico-scientifiche le più richieste: e noi nel campo delle donne siamo indietro sia alla Francia (26,8%) che alla Spagna (27,5%) per non parlare della Germania (32,2%).
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