Bolkestein: Mario Draghi falla fuori tu
ROMA – Pare che quel drago di Draghi ce la stia facendo: ovvero malgrado i cento sgambetti, abbia fatto approvare un testo di Decreto del Rilancio che spazza via una parte almeno della più retriva burocrazia, velocizzando le opere davvero urgenti e il lavoro delle imprese. È presto per cantare alla rifondazione del sistema, ma proviamo a credere nei miracoli, almeno ci aiuta la digestione.
Rimangono, ovviamente, molti “se”. Come quelli riferiti in questa stessa pagina (vedi il riquadro con l’intervento dell’armatore Lauro agli stati del mare di Genova) che non sono di poco conto. E come la necessità per l’Italia del mare di disinnescare quella assurda, pericolosa e irresponsabile bomba UE della Bolkestein. Che come sempre parte dalla buona intenzione di favorire la libera concorrenza ma rischia di provocare più danni all’economia di un terremoto.
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Siamo, nella sostanza, a una direttiva europea del 2006 che già per l’essere stata concepita una generazione fa dovrebbe essere cancellata per non essere attuale, in tempi di cambiamenti rivoluzionari dell’economia di mercato. Eppure continua ad esistere come una spada di Damocle su migliaia di imprese: non solo balneari – se n’é parlato tanto – ma anche e specialmente sulle concessioni di beni e servizi in aree pubbliche. Concessioni demaniali e marittime – come ha sentenziato la Corte di Giustizia europea – devono andare in gara, abolendo i rinnovi sulla base di quanto fatto investito. Ma soltanto? O si favoriscono, maxi-gruppi Nord Europei?
Ad oggi l’Italia ha tirato alle lunghe, ma già entro la fine di quest’anno il terremoto potrebbe diventare un maremoto, abbattendosi anche sui porti. Insomma, ci vuole una carica di draghi che facciano fuoco e fiamme a Bruxelles. O meglio. Un Mario Draghi, unico italiano a quanto pare capace di sculacciare anche la peggior burocrazia europea. Ci contiamo.
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